LA STAMPA
In Italia sono 300 i minori in attesa di una famiglia. E calano gli arrivi dall’estero
Spesso si tratta di adolescenti con problemi di salute
Sono stati 1.072 i bambini adottati in Italia nel 2014, a fronte di 9.657 richieste di adattabilità
ROMA. Una premessa è d’obbligo. I bambini non sono numeri e le pratiche d’adozione, internazionale e no, sono legate a un’ampia e complessa serie di fattori. Ma i numeri sono pur sempre numeri e fanno paura. Perché in Italia, ci sono ancora 300 minori che nessuno vuole. A livello internazionale va un po’ meglio, ma il motivo è drammaticamente semplice: i bambini sono più piccoli.
E le richieste sono comunque diminuite. L’allarme arriva dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ieri in audizione in commissione Giustizia della Camera: «In Italia, a fronte di un numero complessivo stabile di minori dichiarati adottabili sono circa 300 i minori dichiarati adottabili ma non adottati». Si tratta «spesso di minori di oltre 15 anni e di stranieri» e in alcuni caso anche di disabili. A questi 300 ragazzini fanno da contro altare i 1.072 bambini adottati nel 2014, rispetto alle 9.657 richieste di adattabilità.
Accanto al calo delle adozioni in Italia, si registra anche una diminuzione delle «adozioni internazionali: nel primo trimestre del 2015 i procedimenti internazionali definiti dal nostro Paese sono stati 3.189, a fronte degli 8.540 definiti nel 2012, dei 7.421 del 2013 e dei 6.739 del 2014», sottolinea Orlando.
Va però precisato che gli italiani sono assai più disponibili di altri ad adottare un bimbo straniero. Basti pensare che il nostro Paese, in fatto di adozione internazionale, é secondo solo agli Stati Uniti, che però hanno una popolazione più di 5 volte superiore alla nostra. E comunque nel primo semestre del 2015 i relativi procedimenti definiti sono stati 3.189, a fronte degli 8.540 del 2012, dei 7.421 del 2013 e dei 6.739 del 2014. «Il calo registrato per il nostro Paese si riscontra anche nel panorama internazionale», sottolinea il Guardasigilli. Tanto per capirci «il Brasile è passato da 543 minori concessi in adozione all’estero nel 2006, a 238 nel 2013; la Cina, da 14.434 a 2.931 minori adottati nel 2013; l’India da 1.076 minori adottati nel 2003 a 363 minori adottati nel 2012; la Federazione Russa da 9.472 minori nel 2004 a 2483 minori adottati nel 2012». Quanto ai Paesi di accoglienza, esemplare il caso degli Stati Uniti: «sono entrati, nel 2015, 6.408 bambini adottati con adozione internazionale, mentre, nel 2005, le adozioni internazionali degli Stati Uniti riguardarono 22.508 bambini: un crollo di oltre il 70%».
Secondo il ministro tra le «criticità, che hanno contribuito a creare un clima di crescente sfiducia verso l’istituto dell’adozione, soprattutto internazionale», ci sono la maggiore preparazione che si richiede oggi alle famiglie che aspirano all’adozione internazionale, perché i «minori non sono più in tenera età, hanno fratelli oltre a particolari esigenze sanitarie». Da non trascurare neppure «l’importante impegno economico, le attese lunghe e i percorsi complessi».
Ma non la pensa così Marco Griffini, presidente di Aibi, una dei 9 Enti che assistono i genitori nella pratica dell’adozione internazionale. «In realtà gli italiani sono molto più disponibili, rispetto agli altri europei e agli americani, ad accogliere in casa bambini già cresciuti e con fratelli al seguito. Il vero problema risiede nella latitanza, soprattutto negli ultimi due anni, della Cai, la Commissione adozione internazionali. Meno male che la scorsa settimana la ministra Boschi ha ricevuto il mandato di presiederla, magari le cose miglioreranno». Più ottimista è Cristina Nespoli, presidente di Enzo B. «La verità è che occorre una cooperazione a livello internazionale con un tavolo di lavoro che fissi regole di trasparenza e legalità e che monitori la situazione di tantissimi bimbi profughi senza famiglia, che potrebbero benissimo essere dati in adozione se solo si prendesse in mano la situazione». La Cai, dal canto suo, evidenzia che, al di là della richiesta di adozioni internazionali, queste nel 2015 sono aumentate dello 0,23%, a fronte del calo del 12,3% registrato negli Usa e del 23,8% in meno in Francia. GRAZIA LONGO