ITALIA OGGI
APPALTI/ Relazione 2015 dell’Authority di Cantone
Anomalie: +100%
Piano anticorruzione al ralenti
Risultati insoddisfacenti del piano nazionale anti corruzione; raddoppio delle segnalazioni sulle anomalie negli appalti pubblici; 1.000 pareri resi alle stazioni appaltanti; 33 richieste di vigilanza collaborative da parte delle stazioni appaltanti; più di 6.300 procedimenti di vigilanza avviati nel 2015, necessità di abbandonare definitivamente l’affidamento a contraente generale, forte impegno nell’attuazione del nuovo codice dei contratti pubblici.
Sono questi alcuni degli elementi contenuti nella relazione annuale relativa al 2015 che ieri il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone ha illustrato in senato. Per quel che riguarda la strategia di prevenzione della corruzione e, quindi, del piano nazionale anticorruzione (Pna) Cantone ha messo in rilievo i risultati «ancora poco soddisfacenti» a causa della scarsità delle risorse finanziarie, ma anche in ragione di un «diffuso atteggiamento di mero adempimento formale, limitato a evitare le responsabilità in caso di mancata adozione del piano» e, infine, della situazione di «isolamento del responsabile della prevenzione della corruzione nelle formazione e attuazione del piano», cui fa da contraltare il «sostanziale disinteresse dell’organo politico». Luci e ombre sono state segnalate dal presidente Anac per quel che riguarda gli obblighi di pubblicità derivanti dai provvedimenti attuativi della legge Severino: una piccola parte, il 16,5% non si è dotata della sezione «Amministrazione trasparente», ma la maggior parte delle informazioni inserite dalle amministrazioni che hanno a de liuto l’obbligo sono carenti. Su questo fronte l’Anac ha portato avanti verifiche e controlli (313) che hanno condotto nell’82% dei casi a adeguamenti dopo un primo intervento mentre per il 9% la messa in regola è arrivata dopo un primo provvedimento d’ordine è soltanto per un 2% non c’è stato alcun adeguamento, mentre il 6% lo ha fatto parzialmente. Cantone ha evidenziato la positività dell’attività «di accompagnamento» condotta dall’Authority e dell’applicazione di «sanzioni reputazionali». Carenze rilevanti anche sul fronte della pubblicazione dei dati patrimoniali dei titolari di incarico di indirizzo politico degli enti controllati (in 110 casi sono state irrogate sanzioni amministrative). Molto scarso è stato il ricorso al nuovo istituto dell’accesso civico, vissuto come onere burocratico.
Rispetto al codice dei contratti, definito una «rivoluzione copernicana», Cantone ha messo in evidenza come la realizzazione di «alcune grandi infrastrutture ha confermato numerose criticità quali le carenze di progettazione e l’apposizione di numerose riserve e varianti». L’auspicio è che preso atto delle «disfunzioni del sistema di affidamento a contraente generale, si abbandoni definitivamente questo strumento con il nuovo codice». In prospettiva l’Anac non vuole fare il «gendarme» nei confronti delle amministrazioni, ma vuole lavorare al loro fianco per evitare che errori e irregolarità siano evitati. Il presidente Anac, per quel che riguarda i contratti pubblici, ha evidenziato l’importante risultato raggiunto nel 2015 dall’attività di vigilanza collaborativa, istituto recepito anche nel nuovo codice dei contratti pubblici, applicato su richiesta delle stazioni appaltanti, in 36 casi nel 2015, mentre sono 150 i protocolli con alte istituzioni. A fianco di questa attività la funzione consultiva ha portato l’Anac a emettere 943 pareri, 633 di precontenzioso e 290 sulla normativa. In due anni sono passate da 1.200 a 3 mila le segnalazioni di anomalie negli appalti di lavori, forniture e servizi. Una particolare attenzione il presidente l’ha riservata anche al rating di impresa «che richiederà una fisiologica sperimentazione e un raccordo con il rating di legalità rilasciato dall’Antitrust» e al potere di regolazione dell’Anac, che si estrinseca nell’adozione di linee guida «su cui il codice punta moltissimo e sulla cui legittimità il Consiglio di stato ha fugato ogni dubbio con il parere sul decreto delegato». Infine Cantone ha anche dato conto dei risultati positivi derivati dalla riorganizzazione dell’Autorità che ha portato alla riduzione del 20% delle spese di gestione. Andrea Mascolini