ITALIA OGGI
L’orientamento emerso nelle commissioni parlamentari che stanno esaminando il dlgs
Codice appalti, cambi in corsa
Modifiche su débat public e criteri di aggiudicazione
Modifiche in vista, concordate fra parlamento e ministero delle infrastrutture, per il nuovo codice appalti su subappalto, débat public, progettazione, qualificazione, criteri di aggiudicazione e disciplina transitoria. È quanto inizia a emergere dal lavoro sullo schema di decreto che conterrà il nuovo codice dei contratti pubblici, approvato il 3 marzo dal consiglio dei ministri, che stanno conducendo le commissioni parlamentari di camera e senato che si esprimeranno con un parere unificato (attesi anche quelli del Consiglio di stato e della Conferenza unificata) da rendere in tempi brevi per rispettare il termine del 18 aprile. Dopo l’avvio dei lavori in commissione, con le relazioni introduttive di Raffaella Mariani (commissione ambiente della camera), che ha messo in guardia sugli effetti derivanti dai molteplici rinvii sulla disciplina transitoria, e di Stefano Esposito (commissione lavori pubblici del senato), si è iniziato ad entrare nel merito delle questioni con gli interventi dei parlamentari, presente il viceministro Riccardo Nencini.
In particolare ieri, con l’audizione di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, è stato posto subito l’accento sul problema antimafia e subappalto: «Nel codice degli appalti, «ha detto Cantone, «non c’è alcun riferimento alla disciplina antimafia e credo che non sarebbe male richiamarne i riferimenti». Per il presidente dell’Anac «in tempi brevi è stato fatto un lavoro egregio ma c’è qualche problema, come, per esempio, la tecnica del rinvio; capisco le ragioni ma si rischia di creare qualche confusione, e qualche confusione nel codice c’è, per esempio sul subappalto».
E anche negli interventi dei relatori il subappalto è subito emerso come uno dei nodi da sciogliere, soprattutto perché sono saltati i limiti oggi vigenti. Il viceministro Riccardo Nencini, intervenuto il 15 marzo in senato, aveva confermato la massima disponibilità del governo a lavorare di concerto con la commissione «senza alterare l’impianto complessivo del provvedimento e, soprattutto, garantendo il rispetto dei tempi, al fine di consentire l’adozione del decreto entro la scadenza perentoria del 18 aprile».
E le principali materie oggetto di modifiche ormai iniziano a essere chiare: dai contratti sotto soglia, ai livelli della progettazione, al prezzo più basso che molti vorrebbero rivedere per gli appalti di lavori fra un milione e la soglia Ue. Del tutto allineato il ministero delle infrastrutture sul débat public di cui condivide le posizioni del relatore Esposito che ha parlato di «meccanismo lacunoso e inadeguato che lascia anche eccessiva discrezionalità alle singole amministrazioni pubbliche» e che «andrebbe integrato con disposizioni specifiche, in attesa di una riforma più organica». Andrea Mascolini