IL SOLE 24 ORE
Bandi e gare. Tra oggi e domani le osservazioni degli addetti ai lavori al Parlamento
La filiera chiede ritocchi al codice degli appalti
L’Ance: modifiche alla qualificazione I sindacati: cambi al subappalto
ROMA. L’Ance chiede ulteriori ritocchi sulla qualificazione. I sindacati puntano a correzioni sul subappalto. Poi, ci sono i professionisti tecnici, che contestano la scarsa attenzione per i servizi di progettazione. C’è l’Anci, che punta ad ammorbidire la centralizzazione delle committenze. E ci sono le società di ingegneria: per loro bisogna migliorare sul fronte della concorrenza. Il lavoro del Parlamento sul Codice appalti arriva alle battute decisive. I presidenti delle commissioni Ambiente della Camera e Lavori pubblici del Senato hanno chiesto alle diverse associazioni di inviare documenti con le loro osservazioni. Quasi tutti lo faranno tra oggi e domani. Così, si sta già componendo un quadro dei capitoli che finiranno sotto la lente dai pareri.
Per i costruttori dell’Ance serve qualche ulteriore ritocco sulla qualificazione: la possibilità per le stazioni appaltanti di fissare a carico delle imprese requisiti extra per le opere sopra i 20 milioni andrebbe limitata. Va anche rivisto il peso del criterio del prezzo più basso, che dovrebbe essere usato fino a 2,5 milioni, purché accompagnato dall’esclusione automatica delle offerte anomale. Limature servono sul pagamento diretto e sul subappalto: rispetto alla piena liberalizzazione bisognerebbe trovare una strada più equilibrata. Infine, andrebbe ripristinata la riduzione del 50% della cauzione definitiva, in presenza di una certificazione di qualità.
I dubbi più numerosi si concentrano sulla progettazione. La Rete delle professioni tecniche firmerà un documento durissimo. Al nuovo Codice viene contestato un problema di impostazione: manca un capitolo dedicato alla progettazione. Allo stesso tempo, però, pesano diverse questioni di dettaglio, come l’estensione della cauzione ai professionisti, la mancanza di un vincolo a utilizzare il Dm parametri per fissare gli importi a base di gara, l’assenza di regole sui requisiti di accesso.
A questo le società di ingegneria dell’Oice aggiungono perplessità sul fronte della concorrenza: il nuovo testo eleva fino a 209mila euro il tetto al di sopra del quale i contratti vanno assegnati con una vera gara. Con questo assetto rischia di finire in una zona grigia il 90% del mercato. Ma non solo. L’Oice solleverà almeno altri due grandi problemi: nel Codice non viene prevista la qualificazione per i progettisti e manca un livello progettuale assimilabile allo studio di fattibilità. Una falla che rende complicata la realizzazione dei project financing.
Nel mirino dei sindacati finiranno due punti: l’eliminazione del tetto massimo per il subappalto e la revisione dei limiti per gli affidamenti in house delle concessionarie. Su quest’ultimo il Mit ha già chiarito che non ci saranno ritocchi, al massimo si cercherà qualche scappatoia per evitare un impatto occupazionale negativo. Più margini dovrebbero esserci, invece, sulla questione del subappalto: ci sono forti dubbi che sia stato superato il limite della legge delega. Infine, c’è l’Anci. Ai Comuni non piace lo spostamento dell’asse delle procedure di gara dalle piccole stazioni appaltanti alle grandi centrali di committenza. Il Codice prevede una partenza molto brusca per le nuove regole che, nella sostanza, taglieranno subito fuori le amministrazioni più piccole, come i Comuni non capoluogo. Per evitare problemi agli uffici dei sindaci, servirebbe un ammorbidimento. Giuseppe Latour Giorgio Santilli