ITALIA OGGI SETTE
Il bilancio 2015 della Camera di Milano registra una contrazione rispetto al passato
Arbitrati, tocco internazionale
Un quarto dei casi trattati ha coinvolto soggetti esteri
Lun.23 – Se da un lato la crisi riduce anche il ricorso ad arbitrati per la soluzione di controversie tra imprese, l’attività della Camera arbitrale di Milano si tinge sempre più di internazionalità. Quasi un quarto dei casi si caratterizza per l’internazionalità: nel procedimento vi è almeno una parte che ha la propria sede o residenza all’estero e/o la prestazione, o una parte rilevante della medesima, è eseguita all’estero.
È questo il quadro che emerge dal resoconto sull’attività 2015 della Camera arbitrale di Milano (Cam), l’azienda speciale della Camera di commercio di Milano che si occupa di risoluzione delle controversie commerciali e offre un insieme di servizi e strumenti noti come Adr (Alternative dispute resolution).
Dalla nascita della Camera arbitrale ad oggi sono stati depositati 2.156 procedimenti arbitrali, di cui 131 introdotti nel corso del 2015. Il dato del 2015 è in contrazione rispetto al precedente biennio quando furono rispettivamente 148 (2014) e 167 (2013). Questi numeri, sebbene in contrazione nel 2015, consentono a Cam di confrontarsi con le maggiori istituzioni arbitrali europee c.d. «regionali», come la Centro arbitrale internazionale di Vienna (Viac), l’Istituto tedesco per l’arbitrato (Dis) e la Camera arbitrale della Camera di commercio di Stoccolma (Scc).
Numerosi sono i procedimenti in cui sono coinvolte parti provenienti dalla Germania, dalla Spagna, dal Regno Unito e dalla Francia, tradizionali partner commerciali delle aziende italiane. In ogni caso negli anni l’area di influenza della Cam ha varcato i confini europei, coinvolgendo parti del bacino Mediterraneo, gli Stati Uniti e l’Australia.
Le controversie che vengono con maggior frequenza affidate agli arbitri sono in materia di appalti e di diritto societario: il 2015 non fa eccezione, considerato che le due voci coprono il 44% degli arbitrati depositati nel corso dell’anno. Da segnalare anche le forniture (10%), collaborazione e consulenza (7%), immobiliare come affitto, vendita e cessione ramo di azienda (5% ciascuno), industriale, leasing e trasporti 84% ciascuno); infine, con il 2% ciascuno, bancario e assicurativo e agenzia.
Il sistema di amministrazione offerto da Cam consente la massima libertà alle parti di nominare gli arbitri di propria preferenza.
Le parti possono altresì decidere, o essere richieste dalla legge (come accade per l’arbitrato nascente da clausole contenute negli statuti delle società), di affidare la nomina degli arbitri a un soggetto terzo. Nel 2015, la Cam, attraverso il proprio organo tecnico (il Consiglio arbitrale), ha nominato 120 arbitri, che corrispondono al 46% del totale degli arbitri intervenuti nei procedimenti amministrati nel corso dell’anno: nella maggior parte dei casi si è trattato di arbitri unici o di presidenti del Tribunale arbitrale, talvolta arbitri in sostituzione o interi Collegi. Il Consiglio arbitrale, pur non rinunciando all’esperienza di professionisti senior, ove le circostanze lo consentano, cerca di nominare giovani professionisti, così da introdurli nel mondo dell’arbitrato. Complessivamente le nomine effettuate nel 2015 sono state 256. L’età media è stata per 103 arbitri inferiore a 50 anni e in 153 superiore.
La durata media dei procedimenti conclusi nel 2015 è stata pari a 14 mesi, calcolati dal deposito della domanda di arbitrato al termine del procedimento: in particolare, i procedimenti chiusi con lodo hanno registrato una durata media di 16 mesi. Il tempo che mediamente intercorre tra la redazione della clausola arbitrale e l’avvio del procedimento arbitrale è pari a un anno e sei mesi. Secondo Stefano Azzali, segretario generale della Camera arbitrale di Milano, «le parti, e soprattutto i loro avvocati, non sempre si rendano conto che il contesto è diverso da quello dei Tribunali ordinari, non sfruttando così quelle che sono le caratteristiche dell’arbitrato: flessibilità, semplicità, speditezza, concretezza. In questo modo, si perde a mio avviso un’opportunità straordinaria, che il processo ordinario giocoforza non offre, non può offrire». Federico Unnia