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Avvocato… un lavoro per donne?
FERMO – Per un focus sulla professione dell’avvocato dal punto di vista femminile, a fornirci un intervento autorevole è l’avvocato Francesca Palma, prima donna divenuta presidente dell’Ordine degli Avvocati di Fermo. È stato il suo interesse multiforme a guidarla nella sua carriera, partita con la passione per il diritto civile, passata per il diritto commerciale e penale e che l’ha portata ad essere punto di riferimento per lo svolgimento di questa professione. Il 27 ottobre, inoltre, è stata eletta da tutti i delegati degli avvocati marchigiani all’Ocf (Organismo congressuale forense) nazionale dove rappresenta tutti gli avvocati, uomini e donne. Così ha commentato il nuovo incarico: “Siamo una realtà sicuramente evoluta e in linea con le medie europee”.
Il 28 ottobre è stata un’altra giornata particolare per l’avvocatura al femminile nelle Marche: ad Ancona, nel foro più grande è stata eletta come presidente Serenella Vacchiocchio, mentre a Macerata, che è il secondo foro della regione, Cristina Ottavianoni. “Essere Presidente dell’Ordine, con un direttivo composto da 11 membri, di cui 5 donne e 6 uomini – spiega l’avv. Palma – significa anche occuparsi della legge professionale, della deontologia. Ho iniziato come consigliere e poi come segretaria. Non è che volessi diventare presidente, lo sono diventata con stupore e spinta dai colleghi uomini che devo ringraziare”.
Quanto contano le quote rosa? “Servono soprattutto a far emergere la rappresentanza femminile laddove è meno numerosa. A Fermo l’Ordine degli Avvocati è stato il primo a superare il 50% di donne. Le quote rosa sono state una conquista per il mondo femminile. Ero già in questo ambiente prima che ci fossero e in quel tempo sono diventata presidente dell’Ordine, però devo dire che aiutano molto. All’epoca la legge non prevedeva l’elezione con l’equilibrio di genere, adesso invece come avvocati abbiamo una legge molto avanzata che prevede l’equilibrio di genere e l’istituzionalizzazione dei Comitati Pari Opportunità e una rete che funziona, è una legge piuttosto avanzata nella tutela del genere”.
Qual è l’obiettivo non ancora raggiunto dall’avvocatura femminile? “Rimuovere ostacoli oggettivi all’accesso alla professione che per le donne presenta maggiori difficoltà. A parità di età e di esperienze, gli avvocati donna hanno sempre un reddito inferiore e ci rimproverano di essere numericamente troppi e di avere delle iscrizioni ‘parcheggio’. Attualmente sono 690 gli avvocati iscritti all’albo. Con l’introduzione delle nuove normative, abbiamo avuto molte cancellazioni all’albo, nel 2015 ci sono state 24 cancellazioni, di cui 7 uomini e 17 donne. La nuova legge professionale, in vigore dal 2012, ha creato criteri per far rimanere iscritti solo coloro che effettivamente svolgono la professione, lasciando aperta ai giovani questa possibilità”.
Per la tutela della donna quali sono stati i passi più significativi? “Nel cambio di mentalità che si osserva anche nelle generazioni più giovani. Anche se a volte lo danno per scontato, non si rendono conto della fatica fatta per raggiungere le posizioni di parità, ancora non totale, che abbiamo. Passi avanti sono stati fatti anche nella normazione verso la tutela di questa mentalità di normalità. Ci vuole parità ma anche diversità, che vuol dire mantenere la nostra mentalità e il nostro modo di essere femminile che deve essere differente perché lo è naturalmente”. Serena Murri