IL CORRIERE DI CASERTA
Equo compenso. Oggi l’on. Camilla Sgambato presenta la proposta di legge
L’On. Camilla Sgambato, giovedì 14 luglio, alle ore 13 presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, illustrerà la proposta di legge di “Modifica all’articolo 2233 del codice civile in materia di compensi degli avvocati”, di cui è prima firmataria, presentata lo scorso 12 aprile e tesa a prevedere la clausola di nullità per le pattuizioni stipulate in violazione del secondo comma del medesimo articolo 2233 che palesino uno squilibrio di diritti e di obblighi
Alla conferenza stampa, interverranno anche l’On. Assunta Tartaglione, componente della II Commissione Giustizia della Camera; l’Avv. Mirella Casiello, Presidente OUA; l’Avv. Fernanda D’Ambrogio, Componente OUA, l’Avv. Carlo Grillo, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Santa Maria Capua Vetere, e saranno presenti l’On. Walter Verini – Capogruppo Pd nella II Commissione Giustizia, ed i cofirmatari della pdl On. Massimiliano Manfredi e On. Michela Rostan. “La crisi economica sta incidendo notevolmente sul mondo delle professioni e in particolare sulla professione forense. Lo stato di depauperamento dei livelli reddituali degli avvocati appare imputabile anche a precedenti scelte politiche che, nel nome della libera concorrenza, hanno inciso nel mercato delle prestazioni professionali, rendendo la figura dell’avvocato indifesa ed esposta alle più spietate logiche di mercato: il tutto a discapito di una difesa libera e indipendente da attuarsi anche attraverso la tutela di una prestazione professionale il cui compenso non sia soggetto in assoluto alla logica del massimo ribasso. Oggi il mercato, con le sue regole e le sue possibilità di accesso, è sempre più piccolo, perché limitato nell’accesso a chi ha più possibilità economiche, ed è sempre più misero, in quanto il fatto di non avere regole lo rende tale, anche in termini di dignità”, spiega la parlamentare del Pd che poi nota:
“Nella previsione di un diritto collaborativo, in cui l’avvocato è chiamato a svolgere nuovi compiti e ad ampliare il suo ambito professionale, occorre recuperare la consapevolezza di non essere una mera categoria professionale per re identificarsi quale comunità essenziale delle componenti sociali. Il regolamento di cui al decreto del Ministro della giustizia n. 55 del 2014, in materia di compensi per la professione forense, tratta di parametri e non di tariffe (abolite dal cosiddetto decreto Bersani), e i parametri hanno valore solo nell’ipotesi di liquidazione dei compensi da parte di un organo giurisdizionale e non nei casi di compensi pattuiti tra le parti, per il valore preminente attribuito all’autonomia privata. L’Avvocatura denuncia da tempo che purtroppo, a seguito dell’abolizione dei minimi tariffari, numerosi sono stati gli ‘attentati’ alla dignità del professionista, obbligato alla stipula di convenzioni da clienti con astratta capacità di imporre condizioni di contratto per prestazioni professionali a carattere fiduciario, spesso indecorose. Manca, allo stato, un espresso riconoscimento che consenta la sottoposizione dei professionisti allo statuto di impresa, dunque, sia in malam partem, con l’imposizione di obblighi antitrust e di correttezza commerciale, e sia in bonam partem, ai fini della tutela e del sostegno, volti a impedire che si integri un abuso del diritto di dipendenza economica a danno dell’avvocato, parte debole del rapporto contrattuale con l’impresa, in ragione di un preteso rapporto fiduciario.
I medesimi principi devono ritenersi validi per qualsiasi rapporto con la clientela, anche di tipo privato, al fine di limitare la concorrenza sleale”, conclude Sgambato. Antonio Maria Pascarella