AVVOCATI: Giustizia, una riforma che serve» (La Gazzetta del Mezzogiorno)

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

IL CONFRONTO. INIZIATIVA DEGLI AVVOCATI

«Giustizia, una riforma che serve»

Vazio (Pd): essere pronti a cambiare. Sisto (FI): da Renzi attacco al diritto di difesa

IL DEPUTATO DEM «L’organizzazione è più importante di risorse e numeri. Uno studio ministeriale rivela che non ci sono distinzioni tra Nord e Sud»

IL PARLAMENTARE FORZISTA «Le leggi su reati ambientali e omicidio stradale rispondono a una ricerca di consenso. Meglio fare leggi impopolari ma che funzionino»

Dom.19 – Incontro bipartisan ieri a Taranto voluto dall’Ordine degli avvocati e dall’ Oua, l’Organismo unitario dell’avvocatura presieduto dalla tarantina Mirella Casiello, per discutere dei progetti di riforma della giustizia attualmente all’esame delle Camere, sia in tema civile che penale.
Da un lato Franco Vazio del Pd, vice presidente della commissione Giustizia alla Camera, dall’altro Francesco Paolo Sisto, di Forza Italia, componente della commissione Affari costituzionali. Assente il vice presidente della commissione Giustizia del Senato, Maurizio Buccarella, trattenuto da altri impegni. Il punto della situazione sulle riforme della giustizia ha alternato momenti di confronto tecnico (entrambi i parlamentari sono avvocati) e politico, offrendo il punto di vista di maggioranza e opposizione agli avvocati tarantini, «travolti da uno tsunami di regole che genera incertezza» per dirla col presidente dell’Ordine forense di Taranto, Vincenzo Di Maggio.
«Serve un cambiamento epocale sui temi della giustizia in Italiana – ha esordito Vazio – ma noi dobbiamo essere pronti ad accettare questo cambiamento». Tante le novità in chiave di giustizia penale e civile al vaglio delle Camere ma per Sisto «le riforme a random del Governo Renzi dimenticano sistematicamente il Sud e rappresentano un attacco al diritto di difesa». Secondo il penalista barese «non si risolve il problema della lunghezza del processo penale allungando la prescrizione. Significa prolungare l’agonia di un malato. In Italia il 73 per cento dei processi si prescrive per l’eccessiva durata delle indagini. E’ più facile arrestare che condannare. Le recenti leggi su reati ambientali e omicidio stradale rispondono a una ricerca di consenso pubblico ma io ritengo – ha spiegato Sisto – che sia meglio fare leggi impopolari ma che funzionino. C’è una forte confusione giustizialista alla base dei recenti provvedimenti in materia penale, forse perché al ministero lavorano tanti ex pubblici ministeri».
Vazio ha invece parlato di «riforme necessarie anche per l’economia del Paese, giacché la giustizia incide sul conto economico di almeno mezzo punto percentuale di Pil». Due i problemi principali inquadrati dal vice presidente della commissione Giustizia: eccessiva durata dei processi e corruzione. «In campo civile – ha spiegato Vazio – le cause sono troppo imprevedibili e lente. Gli investitori stranieri vogliono sapere quanto tempo ci vuole e come andrà a finire una controversia, non possono aspettare dieci anni con un’economia che viaggia veloce». Passando in rassegna le riforme già avviate, dalla legge sullo scambio elettorale politico-mafioso, l’autoriciclaggio, il falso in bilancio, il nuovo codice degli appalti, l’anti-corruzione, agli investimenti (più di 120 milioni di euro) per nuove assunzioni di magistrati e personale di cancelleria, Vazio ha precisato tuttavia che «l’organizzazione è più importante di risorse e numeri. Uno studio ministeriale rivela che non ci sono distinzioni tra Nord e Sud. Ci sono Tribunali virtuosi anche con carenza di personale ed altri meno efficienti. C’è chi spende 8 euro l’ora per le pulizie e chi ne spende 152». Obiettivo del Parlamento è far scendere la durata media del processo da 9 a 5 anni. La riforma del processo civile da poco varata dalla Camera e ora passata al Senato, ha spiegato Vazio, «punta proprio sulla semplificazione delle cause: processi più rapidi e certi, magistrati specializzati su temi delicati come famiglia e minori. Avvocati protagonisti anche nelle vertenze lavorative dove prima intervenivano solo i sindacati».

Foto del profilo di Andrea Gentile

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