IL GIORNALE
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I giovani avvocati: “Ddl processo penale da rifare. Troppi i rischi per i cittadini”
Intervista a Michele Vaira, presidente dell’Aiga (Associazione italiana giovani avvocati). Diecimila iscritti, 120 sezioni territoriali, si occupa di formazione professionale e da sempre pungola parlamento e governo sui temi più caldi della giustizia. A febbraio l’Aiga sarà negli Usa per un meeting internazionale sulla scienza nei processi
Nei giorni scorsi a Milano si è svolto il consiglio direttivo nazionale dell’Aiga, l’associazione che riunisce i giovani avvocati.
Numerosi i temi discussi dai 350 professionisti che hanno partecipato ai lavori organizzati dalla sezione milanese Agam: dalla formazione alla riforma della giustizia, dalle pensioni al problema annoso delle carceri. Ne abbiamo parlato con il presidente Michele Vaira.
Presidente, ci può spiegare con poche parole cos’è l’Aiga e che importanza ha oggi, in Italia, un’associazione come la vostra? L’Aiga è una delle associazioni riconosciute dal Consiglio nazionale forense (Cnf) quali “maggiormente rappresentative” dell’avvocatura. Attualmente, è di gran lunga la più rappresentativa, essendo diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale, con circa 120 sezioni territoriali istituite presso le sedi dei vari tribunali italiani (da Ragusa a Trento), e conta circa 10.000 iscritti tra giovani avvocati e praticanti, con un limite di età di 45 anni. Dalla sua fondazione (1966) si è sempre occupata di formazione professionale dei giovani professionisti, anche specialistica; negli ultimi 20 anni, l’associazione si è anche inserita nel mondo della politica forense, tutelando la giovane avvocatura anche sul piano dell’interlocuzione con il parlamento e il governo. Buona parte dell’attuale legge sull’ordinamento professionale trae origine da storiche battaglie di avanguardia dell’AIGA (rotazione delle cariche, tutela delle minoranze e della parità di genere, obbligo di formazione continua).
Numerosi giovani avvocati si sono riuniti a Milano per il consiglio direttivo nazionale dell’Aiga. Di cosa si è discusso? Al Consiglio direttivo nazionale Aiga di Milano abbiamo affrontato la questione del ricongiungimento dei contributi versati dai giovani avvocati alla Gestione separata INPS, nel tentativo di impedire la duplicazione nel versamento dei contributi previdenziali, prevedendo quale unico destinatario Cassa Forense; abbiamo anche parlato della proposta di detrazione fiscale delle spese legali, nonché della corretta attuazione dell’art. 492 bis c.p.c. Abbiamo commentato l’audizione in Commissione Giustizia Senato sul DDL S 2473 sull’Elezione degli Ordini, a seguito della quale l’Aiga ha visto accogliere le proprie proposte in materia di equilibrio di genere e tutela delle minoranza. Abbiamo lanciato la proposta di innalzare la soglia anagrafica di esenzione dall’obbligo di formazione continua agli avvocati con oltre 40 anni di anzianità.
Oltre a organizzare convegni e promuovere iniziative di formazione, sia a livello locale che nazionale, l’Aiga tiene anche i rapporti con il mondo della Giustizia, sia a livello politico che nei tribunali. C’è qualche iniziativa interessante che bolle in pentola? Da tempo di modificare radicalmente la disciplina transitoria relativa all’accesso all’Albo degli avvocati abilitati al Patrocinio innanzi alle magistrature superiori. Abbiamo anche proposto la regolamentazione del rapporto del c.d. “collaboratore di studio” o “avvocato monocommittente”, argomento che fino a qualche anno fa era considerato un vero e proprio tabù all’interno dell’avvocatura ma che è diventata una delle battaglie della nostra associazione, ottenendo l’importante sostegno del Cnf. In collaborazione con l’Associazione Italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia organizzeremo una serie di incontri in ogni Corte di Appello per analizzare le prospettive di effettiva tutela dei minori alla luce delle modifiche contenute nel DDL a.c. 2953/ a.s. 2284, che prevedono la soppressione dei Tribunali per i Minorenni, ed a suggerire eventuali proposte di intervento sullo stesso disegno di legge. Stiamo lavorando anche all’esame del DDL 2233 A.S – c.d. Jobs Act lavoratori autonomi – che pare contenere disposizioni di natura fiscale vantaggiose per i liberi professionisti e per gli avvocati, e concreto sarà l’impegno della nostra associazione volto a sostenere quelle disposizioni che prevedono l’attribuzione di nuove competenze lavorative ai Professionisti e agli avvocati al fine, in particolare, di eliminare le disuguaglianze intergenerazionali ed intragenerazionali e gli squilibri di genere che oggi esistono nel mondo professionale.
Di recente avete partecipato alla “Marcia per l’amnistia, la giustizia e la libertà”, promossa dal Partito Radicale, per porre l’attenzione dei cittadini sui diritti delle persone detenute, sui decessi in carcere e su problemi di questo tipo. Voltaire diceva che “la civiltà di un popolo si misura dalle sue carceri”. Pensa che il nostro sia un popolo civile? Se appunto valutiamo la civiltà del nostro popolo sulla base delle condizioni delle carceri italiane, dovrei rispondere: “assolutamente no”. Numerosi sono i decessi che ancora oggi avvengono in carcere ed altrettanto numerosi sono i detenuti nelle carceri italiane in attesa di giudizio per troppi anni, in condizioni spesso inumane, in strutture fatiscenti dove lo Stato e i diritti costituzionali alla vita, alla salute, alla libertà di culto, cessano di esistere. Ecco perché rispetto a questo tema l’Aiga è particolarmente sensibile, e si impegna quotidianamente in modo concreto. La partecipazione alla marcia ha certtamente un forte valore simbolico; dal punto di vista pratico ha sensibilizzato la cittadinanza, spesso travolta da un’ondata di becero populismo giudiziario, e che riesce ad apprezzare la cultura del garantismo e del diritto solo quando tocca un proprio famigliare.
Il prossimo febbraio lei parteciperà a un meeting internazionale, a New Orleans (Stati Uniti), organizzato dalla American Academy of Forensis Sciences. Una bella vetrina per lei ma anche per l’Aiga. Ci può anticipare quale tema affronterà? Una vetrina, certo, ma anche un banco di prova serissimo, su un tema su cui l’Italia sconta distanze siderali rispetto agli Stati Uniti. La scienza oggi è fondamentale in moltissimi processi, anche di alto profilo, ma i nostri strumenti processuali sono del tutto inadeguati, così come la preparazione specifica dei protagonisti del processo. Il Meeting dell’AAFS riunisce i più grandi esperti mondiali in materia, e l’Aiga consentirà a un gruppo di giovani professionisti ad accrescere le proprie competenze in materia. Quest’anno parleremo degli effetti positivi del lavoro in carcere e del trattamento psicologico rispetto alla recidiva dei detenuti. Parleremo anche della Quinta Mafia Italiana (garganica) e del caso di Yara Gambirasio.
Avvocato, mi tolga una curiosità: da anni si dice che in Italia ci sono troppi avvocati. Ma è proprio così? Questo danneggia (potrebbe danneggiare) gli avvocati e i cittadini? Il dato numerico è allarmante, certo. Ma è anche vero che questo consente, specie nel penale, di ottenere difese dignitose a costi contenuti, grazie al sacrificio di molti giovani difensori di ufficio. I veri problemi della Giustizia derivano da chi la amministra: la selezione (oggi meramente correntizia) delle posizioni direttive, l’organizzazione degli Uffici, la produttività dei Magistrati. Anche la copertura degli organici del personale di cancelleria è un problema serissimo, cui sta dando risposta il ministro della Giustizia con un ambizioso piano di assunzioni. L’edilizia giudiziaria, infine, è altro elemento di sicura inefficienza, così come la separazione delle carriere dei magistrati. Ma meriterebbero una monografia, non una risposta. L’unico che in Italia pensa che la quantità di pioggia deriva dal numero di ombrelli, purtroppo, è il rappresentante della magistratura associata.
L’Ordine degli Avvocati di Milano destina ogni anno un ingente somma per il funzionamento del Tribunale. Normale collaborazione o c’è qualcosa che si è inceppato nel sistema? Anomalia del sistema e vanto dell’avvocatura al contempo.
Cosa chiedono i giovani avvocati al governo? Una su tutte: rinunciare al ricorso sull’annullamento del regolamento specializzazioni ed emanazione del nuovo regolamento. La strada per la giovane avvocatura è la specializzazione, il superamento dello studio “monocratico”, una fiscalità di vantaggio per le società. E poi: ripensamento dell’accesso alla professione, con criteri rigidamente meritocratici. Ingresso “laterale” dell’avvocatura all’esercizio della funzione giurisdizionale, superando (o rivoluzionando) il modello obsoleto della Magistratura onoraria.
Un’ultima cosa: se domani il ministro Orlando le chiedesse di indicarle il problema più grave della giustizia italiana, quello da affrontare subito, con urgenza, lei cosa gli risponderebbe? Per l’attualità, e per le gravi ricadute sui diritti fondamentali dei cittadini, scelgo il DDL di riforma del processo penale. Va ripensato integralmente. Nella formulazione attuale vi sono inaccettabili compressioni di fondamentali diritti difensivi. Uno su tutti: la partecipazione dell’imputato al processo. Nei sistemi accusatori (cui noi ci ispiriamo) la presenza è obbligatoria. Da noi, in certe circostanze, addirittura vietata. In un Paese democratico (e il rapporto tra libertà e autorità in una democrazia si misura proprio osservando il processo penale) questo è semplicemente inaccettabile. Orlando Sacchelli