ITALIA OGGI
Il Coa di Milano punta sui percorsi Adr
Sab. 23 – L’ordine degli avvocati di Milano punta sugli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie. Rafforzando la camera arbitrale, puntando su mediazione, negoziazione assistita, composizione delle crisi da sovraindebitamento. Seguendo gli ultimi interventi del legislatore, il Coa di Milano si è infatti reso interprete del nuovo ruolo affidato agli avvocati nell’ambito della giurisdizione, valorizzando una serie di percorsi Adr. È quanto emerge dalla relazione del presidente, Remo Danovi, al bilancio consuntivo 2015 e preventivo 2016, disponibile da ieri sul sito dell’ordine. Per quanto riguarda l’organismo di conciliazione forense di Milano, nel 2015 ha trattato oltre quattro mila procedimenti, dei quali 258 si sono conclusi con accordo tra le parti. La Camera arbitrale di Milano, operativa dal 2013, verrà invece rilanciata dall’Ordine anche invitando i colleghi avvocati a inserire specifiche clausole arbitrali nei contratti alla cui definizione essi stessi partecipano. Le diverse forme di negoziazione assistita hanno invece prodotto, nel 2015, i primi risultati significativi, con la trasmissione all’Ordine, da parte degli avvocati, di 470 accordi, il 90% dei quali in materia di separazione e divorzio. Per quanto riguarda invece il rendiconto 2015, espone un patrimonio netto di poco inferiore ai due milioni di euro, attività correnti per 6,3 milioni di euro e un utile di esercizio superiore ai 96 mila euro. Il bilancio di previsione 2016 prevede invece, per la prima volta, una riduzione di poco inferiore al 15%, con un appostamento di 1 mln e 250 mila euro. La riduzione, concordata con i capi degli uffici giudiziari, comunica il Coa di Milano in una nota, tiene conto del nuovo quadro normativo definito dalla legge di stabilità 2016, secondo la quale il supporto degli ordini forensi alle attività delle cancellerie e segreterie giudiziarie deve essere finalizzato esclusivamente alla «realizzazione e alla piena operatività di sistemi informatici idonei ad assicurare l’automazione del pagamento delle spese di giustizia» e degli importi riconosciuti a titolo di «equa riparazione» per la durata eccessiva dei processi. Gabriele Ventura