IL NUOVO QUOTIDIANO DI PUGLIA – Brindisi
Il presidente Altavilla «Colleghi, siate liberi No alle intimidazioni»
LA SVOLTA. Il numero uno dell’Ordine con il delegato Oua bersagliato dalle critiche
«Le toghe devono essere libere. L’autonomia è tra i principi cardine della professione ed è impensabile il contrario». È il messaggio del presidente dell’Ordine degli avvocati, Roberta Altavilla, che ha espresso solidarietà nei riguardi del collega Sergio Limongelli, delegato dell’Oua (Organismo unitario dell’avvocatura) di Lecce, “bersagliato” in seguito all’intervento, pubblicato il 17 aprile sulle colonne di questo giornale, in merito alla possibilità di perdere, insieme alla Corte d’Appello di Lecce, la Direzione distrettuale antimafia, baluardo nella lotta alla criminalità organizzata. Le sue affermazioni non sono piaciute ad alcuni imputati nel processo che si sta celebrando nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola. «Guai se parlate di Sacra Corona Unita, vi revochiamo il mandato»: è questo il messaggio inviato ai loro difensori. Quattro penalisti nei giorni scorsi hanno spedito a “Quotidiano” una lettera per prendere le distanze da Limongelli: Umberto Leo, Pantaleo Cannoletta, Giancarlo Dei Lazzaretti e Luigi Piccini che ricopre la carica di consigliere dell’Ordine. L’attuale numero uno del Foro lancia un invito ai cinquemila iscritti: «Avvocati, siate liberi. La vicenda che ha travalicato i confini della nostra provincia va comunque ridimensionata. Ciò che va ribadito in modo fermo e assoluto è la libertà e l’autonomia dell’avvocato, da una parte libero di scegliere le strategie difensive che ritiene più opportune per la tutela del proprio cliente, e dall’altra libero di esprimere le proprie opinioni come ha fatto il delegato Oua, Sergio Limongelli. Oltretutto, le valutazioni di politica forense del collega sono fondate sulle linee guida della cosiddetta relazione Vietti».
Insomma, il delegato Oua ha riportato un dato oggettivo, già sottolineato da esponenti di spicco della magistratura e dell’avvocatura salentina e dallo stesso prefetto Claudio Palomba: se sparisce la Corte d’Appello di Lecce, perderemo un distretto fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata. «Le sue dichiarazioni, che mi sono sembrate tecniche e pertinenti, erano mirate a evidenziare le molte ragioni (non solo quella dell’impatto della criminalità organizzata sul territorio), che militano per il mantenimento della Corte d’Appello. Credo che sostenere la permanenza della sede, continuando a basare le argomentazioni sulla tradizione storica e sul prestigio della stessa, pur reali e valide, non sia sufficiente in un sistema nel quale tali requisiti appaiono superati da logiche ben diverse e non più comprensibili. Ribadisco, quindi, la necessità di affermare l’autonomia dell’avvocato e stigmatizzare, qualora i fatti, ai quali non ero presente, fossero quelli riportati dagli articoli di stampa, comportamenti intimidatori che limitano la libertà dell’avvocato nell’alto esercizio del suo mandato, tanto più quando ciò accade in un’aula di udienza. Dinanzi a tali fatti dobbiamo essere coesi e solidali». Veronica VALENTE