L’UNIONE SARDA
La costituzione tunisina nata grazie alla società civile
INCONTRO. A BDELAZIZ ESSID AVVOCATO, NOBEL PER LA PACE, OGGI A ORISTANO, DOMANI A SASSARI
È uno dei membri del “Quartetto per il dialogo”: «La nostra forza è stata evitare che s’imboccasse la via del sangue»
Uno dei membri del “Quartetto nazionale per il dialogo tunisino” che nel 2015 ha vinto il Nobel per la pace perché artefice del processo di democratizzazione avviato con la Rivoluzione dei gelsomini, scoppiata a dicembre 2010 e culminata con la cacciata del presidente Ben Ali. Abdelaziz Essid, maitre del Consiglio nazionale forense tunisino, titolare del premio insieme coi componenti dell’Unione generale tunisina del lavoro, della Confederazione industria, commercio e artigianato e della Lega tunisina per i diritti dell’uomo, è oggi ospite dell’Ordine degli avvocati di Oristano e del Liceo classico “De Castro”. Si trova in Sardegna, terra che dista dalla sua 200 chilometri e «che ne condivide cultura e condizioni atmosferiche, il tempo a Tunisi era come quello che trovo qui», in una data importante. Ricorre l’anniversario dell’attentato al Museo del Bardo, primo duro colpo del terrorismo all’unico Paese in cui la Primavera araba ha prodotto risultati non effimeri: il ruolo del Quartetto è stato fondamentale per consentire l’approvazione di una Costituzione che, caso unico nel mondo arabo, garantisce libertà di coscienza e uguaglianza di diritti fra uomini e donne. «Il segreto è stato la partecipazione della società civile al processo di democratizzazione», ha detto Essid arrivando ieri all’aeroporto di Elmas in cui lo attendevano Donatella Pau, presidentessa dell’Ordine degli avvocati di Oristano che ha voluto la presenza del Nobel nell’Isola, e Mirella Casiello, presidentessa dell’Oua, organismo unitario dell’avvocatura. «La forza del Quartetto è stata quella di non aver lasciato che s’imboccasse la via del sangue», ha sottolineato. «Siamo coscienti che tutta la regione vive un momento molto difficile. Gli attentati contro la Tunisia sono mirati, i terroristi sanno che il nostro Paese vive di turismo. Dando enfasi mediatica alle loro azioni, cercano di distruggere la nostra economia e il percorso di pace che è sgradito a tanti, in Tunisia e fuori dal Paese. Abbiamo però appreso a combattere il terrorismo. Quando c’è un attentato non facciamo più lutto. Ci opponiamo alla cultura della morte, continuando a vivere e gioire della vita». Nell’analisi di una situazione che è critica soprattutto ai confini con la Libia non sfugge «la gravissima responsabilità del mondo occidentale. Non si può pensare di eliminare un regime, per quanto brutale, senza pensare al dopo. Significa generare caos, lasciare terreno fertile ai terroristi. L’Isis è riuscito persino a conquistare città e proclamare uno Stato». La guerra è la risposta sbagliata. «Piuttosto che bombardare la Libia, è meglio aiutare gli abitanti del paese a combattere loro stessi il terrorismo. La nostra Costituzione intende contemplare il diritto alla pace. Nessuno può arrogarsi la decisione di violare quel principio. Ci si ricordi che le prime vittime del terrorismo siamo noi musulmani». Di questi e altri temi l’avvocato tunisino parlerà (alle 10,30) con gli studenti del Liceo classico di Oristano. «La sua presenza – ha detto il preside Pino Tilocca, annunciando l’incontro sarà occasione per sottolineare come il dialogo sia l’unico strumento per fare del Mediterraneo un mare di pace». Alle 12 nella sede del Tribunale, di fronte alla scuola, sarà scoperta la targa in ricordo dell’incontro tra l’avvocatura oristanese e Abdelaziz Essid.
Alle 15,30 (hotel Mistral 2), l’ambasciatore di pace parteciperà al convegno sulla funzione sociale dell’avvocatura, momento di riflessione rispetto all’esigenza, ha evidenziato Donatella Pau, «di favorire la globalizzazione della legalità».
«E di riscoprire», ha aggiunto Mirella Casiello, «i valori morali alla base dell’avvocatura che difende diritti, prima che persone». Domani (9,45) Essid sarà al Teatro Verdi di Sassari, ospite dell’Ordine provinciale degli avvocati e di quello regionale dei giornalisti. Manuela Arca