ITALIA OGGI
L’avvocatura non fa sconti al Consiglio nazionale
ven.25 – Un brutto colpo per tutta l’avvocatura. Sono duri i toni delle associazioni più rappresentative nei confronti del Consiglio nazionale forense, all’indomani della sentenza del Consiglio di stato, depositata lo scorso 22 marzo, che ha confermato la sanzione di oltre 900 mila euro comminata dall’Antitrust al Cnf. Secondo il presidente dei giovani avvocati dell’Aiga, Michele Vaira, «il tema della rappresentanza dell’avvocatura è tema non più rinviabile e prova ne sono le decisioni pervenute sia dall’Agcm sia dal Cds, tutte sanzionatrici dei provvedimenti assunti dal Cnf sui temi della libertà di informazione dei professionisti e di un’effettiva loro libera concorrenza, questi ultimi espressione, di interpretazioni e valutazioni politiche che, come tali, devono essere assunte da un organismo che sia realmente e fortemente espressione della base dell’avvocatura». Secondo il segretario generale dell’Anf, Luigi Pansini, la recente sanzione dell’Antitrust e la decisione del Cds «sono colpi durissimi che evidenziano una miope posizione conservatrice volta a limitare l’autonomia degli avvocati rispetto alla determinazione del proprio comportamento economico sul mercato e nella professione». «Dispiace constatarlo», continua Pansini, «ma il combinato disposto di queste sanzioni milionarie, l’ingente capitale messo a disposizione per il progetto, molto criticato dalla categoria, di un giornale dell’avvocatura, e il sistema di gettoni e rimborsi che il Cnf si è auto assegnato, segnano sempre più una distanza tra gli avvocati italiani e il suo organismo di rappresentanza istituzionale ed evidenziano più che mai la necessità di una riforma per legge del Cnf». A parere del presidente Anai, Maurizio De Tilla, la decisione del Consiglio di stato è «errata» perché «non tiene in alcuna considerazione la totale estraneità dell’avvocatura alla normativa della concorrenza. Su questo punto la Comunità europea si è più volte pronunciata ribadendo la funzione sociale e costituzionale degli avvocati. Si ravvisa ora la necessità di adire la Corte dei diritti dell’uomo per una sanzione ingiustificata ed estremamente esagerata». Gabriele Ventura