ITALIA OGGI SETTE
Mantovani (Oua): necessarie regole omogenee sul territorio
Lun.19 – Serve un intervento chiarificatore da parte del legislatore: sia per rendere omogenei i comportamenti delle procure sul territorio, sia per valorizzare una volta per tutte il ruolo dell’avvocato nell’accordo di negoziazione assistita. Non è possibile che i pm abbiano la libertà di mettere in discussione quanto certificato dai legali nel ruolo di pubblici ufficiali. È quanto sostiene Elisabetta Mantovani, della commissione famiglia dell’Organismo unitario dell’avvocatura, che ha illustrato a ItaliaOggi Sette i primi risultati dei questionari Oua sulle modalità di applicazione della negoziazione assistita e della mediazione in materia di famiglia.
Domanda. Cosa emerge dai questionari, partendo dalla negoziazione?
Risposta. Anzitutto, che spesso protocolli o linee guida emessi dalle procure unilateralmente, senza condivisione con gli ordini, sono stati poi smentiti dagli interventi chiarificatori del governo. In ogni caso, la finalità del nostro lavoro è comprendere in quali meccanismi dello strumento della negoziazione assistita in materia di famiglia si rende necessaria una interpretazione autentica da parte del legislatore. Per esempio, il fatto che per una parte rilevante di avvocati non sarebbe necessario far precedere l’accordo da invito o convenzione di negoziazione è a mio avviso inspiegabile. La legge, infatti, dice il contrario, ma può essere interpretata differentemente se non si ritiene necessario seguire gli step indicati dalla norma: ovvero invito, convenzione e accordo. Secondo alcuni, è possibile saltare la convenzione e andare direttamente a fare l’accordo. Se la procura, da parte sua, non chiede di allegare la convenzione, il passaggio non può essere verificato. Il problema sarà vedere poi come andranno a finire questi casi in termini di impugnativa.
D. Quale il comportamento delle procure una volta ricevuto l’accordo di negoziazione?
R. Un aspetto che emerge e che a mio avviso andrebbe chiarito, è che in alcuni casi i pm, quando hanno dei rilievi da fare sulle risultanze economiche ai fini della quantificazione dell’assegno per il minore, fanno partire indagini fiscali. Senza rispettare il ruolo fondamentale che la negoziazione assistita affida agli avvocati. Se infatti i legali certificano che le parti hanno un determinato reddito e stabiliscono che un assegno di un certo valore sia conforme all’interesse dei minori, non si capisce a quale titolo il pm lo contesti, dato che dovrebbe muoversi su presupposti molto concreti e non indiziari.
D. Cosa emerge invece dal questionario sulla mediazione?
R. Purtroppo, dalle prime 80 risposte emerge che la mediazione familiare, secondo gli avvocati, non si è rivelata utile né prima dell’intervento di legge sulla negoziazione assistita, né successivamente. In generale, gli avvocati non ritengono una buona scelta intraprendere questo strumento di risoluzione alternativa delle controversie perché considerano gli avvocati come i migliori mediatori. Quindi il sentimento che si evince è di sfiducia e supponenza.