IL DUBBIO
Professioni e tariffe, il tema tabù
Dove osarono gli avvocati? Quali sono esattamente gli atti che hanno provocato la doppia multa, da oltre 900mila euro a tranche? All’origine di tutto c’è una circolare del 2006 di poco successiva alla lenzuolata Bersani. L’allora ministro per lo Sviluppo economico cancellò l’inderogabilità di tutti i minimi tariffari. Secondo quanto stabilito dal suo decreto, le tabelle con i compensi degli ordini professionali potevano sopravvivere, ma a titolo meramente indicativo. Avrebbero continuato ad essere un riferimento per quantificare la liquidazione delle spese da parte dei giudici, ma un avvocato – così come un medico o un architetto – avrebbero potuto negoziare col cliente cifre inferiori. Ebbene, il Consiglio nazionale forense, massimo organo di rappresentanza istituzionale dell’avvocatura, emanò poco dopo la “famigerata” circolare con cui prendeva atto, certo, che quelle tariffe non erano più inderogabili, ma stabiliva anche che accettare parcelle irrisorie avrebbe costituito un comportamento inaccettabile, da illecito disciplinare. Una indicazione superata da altra circolare emanata dal Cnf dodici mesi dopo. Nonostante l’autocorrezione, a sette anni di distanza l’Antitrust è andata a sanzionare su quel punto l’avvocatura, giacché la prima delle due circolari era rimasta comunque rintracciabile negli archivi online. L’altro passaggio chiave che è costato la pesantissima doppia sanzione al Consiglio nazionale forense è il parere su AmicaCard, emanato nel 2012. La piattaforma digitale in questione offre pacchetti di prestazioni legali a prezzi ultra ribassati, a cui il cliente accede a condizione di pagare una franchigia. Il documento del Cnf non è vincolante, eppure diventa la scintilla che induce l’Antitrust ad aprire il procedimento. Una risposta molto severa, che arriva nel 2013, sull’onda delle accelerazioni proposte l’anno prima dal governo sul fronte della concorrenza. La prima è contenuta nel decreto “Cresci Italia” firmato da Monti. Un provvedimento che trasforma le “tariffe” in “parametri”, in modo da evidenziarne ancor di più il valore meranente indicativo. La seconda accelerazione “ribassista” arriva alcuni mesi dopo con la legge Severino, che riduce ancora di più i “parametri”. Solo due anni dopo, e solo per gli avvocati, ci sarà un riaggiustamento verso l’alto, con il decreto 55 del 2014. Ma il vento della deregulation soffia ancora forte e ha ormai segnato la rotta dell’Antitrust.