IL SOLE 24 ORE
Indagini. Approvato dal Consiglio dei ministri il regolamento che dà attuazione all’archivio dei profili genetici
Banca dati Dna su due livelli
Milano. Sperando che sia la volta buona. E che la promessa del ministro della Giustizia Andrea Orlando («Banca dati del Dna entro il 2015») possa concretizzarsi. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera, ancora in via preliminare, allo schema di regolamento che dovrà permettere, a 6 anni dalla legge istitutiva (la n. 85 del 2009), la messa a regime dell’archivio dei profili genetici da utilizzare per contrastare la criminalità. Uno strumento da utilizzare anche in chiave internazionale, dopo che il trattato di Prum, ha impegnato gli Stati aderenti, tra i quali l’Italia, a creare schedari nazionali di analisi del Dna e a scambiare le relative informazioni sui dati immagazzinati.
La Banca dati è istituita presso il ministero dell’Interno a cui si affianca il laboratorio centrale del Dna presso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia.
Grandi le aspettative, visto che, si sottolinea, la percentuale dei casi in cui è stato possibile individuare, grazie a un archivio nazionale, l’identità del soggetto che ha lasciato una traccia biologica sulla scena di un crimine è significativa: il 45% in Gran Bretagna, il 23% in Olanda, il 17% in Germania. Le prospettive di utilizzo sono varie, sottolinea il ministero della Giustizia: dalla riapertura di casi irrisolti alla migliore conduzione di indagini in corso, fino a una maggiore efficacia delle indagini su particolari categorie di reati come quelli a sfondo sessuale dove le tracce biologiche sono determinanti.
La Banca dati sarà alimentata attraverso 3 grandi flussi di dati: quelli contenuti negli archivi attuali, attivi ma frammentati, tenuti dalle forze dell’ordine (caso classico quello dei Ris), quelli da ottenere attraverso il prelievo di campioni biologici nei confronti di detenuti, quelli relativi a persone scomparse, decedute o comunque non identificabili.
Si potrà raccogliere il Dna, attraverso il prelievo di due campioni di mucosa orale, di autori o presunti autori di reati non colposi, condannati in via definitiva, arrestati in flagranza di reato o sottoposti a fermo, a custodia cautelare in carcere o agli arresti domiciliari. Ma sarà possibile anche catalogare materiale genetico di persone scomparse, decedute non identificate o non identificabili. La possibilità di raccogliere a livello nazionale anche il profilo del Dna dei cadaveri non identificati e dei consanguinei della persona scomparsa permetterà di facilitare l’identificazione degli scomparsi e dare una identità ai resti umani attualmente non identificati in attesa di un riconoscimento. Attualmente, i resti delle persone scomparse non identificate in Italia sono 1.283 a fronte di 29.763 persone scomparse ancora da rintracciare.
I tempi di conservazione dei profili del Dna sono di 30 anni dalla data dell’ultima registrazione delle operazioni di identificazione e prelievo. Il periodo di conservazione è tuttavia elevato a 40 anni nel caso in cui il profilo del Dna si riferisce a persone condannate con sentenza irrevocabile per uno o più dei reati per i quali la legge prevede l’arresto obbligatorio in flagranza, o per uno dei reati di cui all’articolo 407, comma 2, lettera a), del codice di procedura penale oppure ancora nel caso in cui sia stata affermata la recidiva in sede di sentenza di condanna irrevocabile.
La Banca dati è strutturata su due livelli. I profili del Dna sono inseriti al primo livello a partire da un numero di loci (posizione all’interno del cromosoma) pari a 7. Solo i profili del Dna che hanno un numero di loci uguale o superiore a 10 sono inseriti al secondo livello. La norma vieta la trasmissione al secondo livello della Banca dati dei profili del Dna costituiti da una commistione di più profili. Viene, inoltre, specificata la modalità di raffronto tra due profili di Dna nella Banca dati: per dare una risposta di concordanza positiva fra i due profili deve esistere una concordanza di almeno 10 loci. Giovanni Negri