IL MATTINO
A Poggioreale un cortile-rifugio per i detenuti
Prova a camminare con altre decine di persone in uno spazio dove il tuo solo
orizzonte è costituito da alte mura che ti oscurano anche l`immaginazione. Forse perfino una cella può sembrare meno ossessiva. Così quando l`associazione “Il carcere possibile” offre alla direzione della casa circondariale di Poggioreale la propria collaborazione per eventuali progetti di socializzazione e di reinserimento, il direttore, Antonio Fullone,
non ha dubbi: cominciamo da quei cortili dove gli ospiti trascorrono le loro ore di aria e dove si trascinano girando in tondo non avendo nient`altro da fare se non, appunto, trascinarsi. A vuoto.
E il cortile si trasforma in una location vivibile dove puoi giocare anche a basket e a pallone; dove c`è qualche panchina su cui sedersi per chiacchierare; dove c`è un lungo anello per fare jogging; dove piccole piazze sono dotate di pareti su cui puoi scrivere, disegnare, dipingere.
In un incontro dal titolo “Il carcere nella città, la città nel carcere”, oggi al Palazzo delle Arti, alle 17, viene presentato il “Progetto di un cortile”, realizzato dagli architetti e progettisti di Made in Earth, un`organizzazione no profit, ricorda uno dei soci fondatori, Giancarlo Artese.
E il “Progetto di un cortile”, si sottolinea, si propone di portare all`interno del
carcere un frammento di città, cioè uno “spazio articolato” che stimoli, secondo più modalità, le relazioni e la socialità che hanno come obiettivo anche di innescare un processo (ri)educativo. Si comincia con il cortile del padiglione Livorno che verrà suddiviso in aree a diversa vocazione: il tracciato sarà quello di una città di nuova fondazione a cui si sovrappongono diversi livelli o layer funzionali: la griglia, lo spazio dinamico, quello del relax e dell`aggregazione. Il primo è rappresentato da una striscia perimetrale, realizzata in materiale tecnico su cui scorre un lungo anello per la corsa; e poi
aree più larghe a ridosso dei muri. È qui che il pallone può fare da diversivo. Nello spazio del relax è previsto un prato sintetico (è vietato l`utilizzo del terreno) dove, volendo, ci si può anche distendere. Importante il luogo dell`aggregazione che deve dare la possibilità a più persone di stare insieme. I progettisti hanno optato per piccole piazze con sedute contrapposte e una pavimentazione in cemento stampato che somiglia a quella urbana. E c`è anche una copertura i policarbonato per proteggersi da una eventuale pioggia. E anche l`area che viene chiamata dell` autoespressione perché sulle pareti che chiudono il cortile si può dare libero corso all`estro disegnando, scrivendo, dipingendo. Oggi al Pan ne parleranno il direttore del carcere Fullone, Sergio Schlitzer e Anna Maria Ziccardi, della onlus “Il carcere possibile” e Artese. Carmela Maietta
Data: 10/06/2015