IL DUBBIO
Carcere preventivo extrema ratio? Misure cautelari disposte nella metà dei procedimenti
Ma solo 48 Tribunali su 136 hanno risposto alla richiesta di dati del ministero. Sono passati tre mesi dalla relazione sull’applicazione della riforma del 2015 approvata per ridurre l’uso del carcere preventivo, ma ad oggi i dati risultano ancora incompleti.
In questa prima rilevazione, per una serie di difficoltà solo 48 Tribunali su 136 hanno risposto alla richiesta di dati del ministero. La relazione ministeriale presentata al Parlamento ai sensi dell’art. 15 della legge di riforma della custodia cautelare, entrata in vigore l’8 maggio del 2015, costituisce il primo documento ufficiale che affronta le questioni inerenti all’utilizzo delle misure cautelari personali, alla eventuale modifica della loro applicazione in rapporto alla introduzione delle nuove norme, ed ai rapporti delle stesse con gli esiti del processo.
Secondo il rapporto dell’Unione delle Camere Penali i risultati sono però stati deludenti. “Sotto il profilo metodologico – spiega l’Ucpi – si è avuto modo di rilevare alcuni difetti nella raccolta, elaborazione ed analisi dei dati francamente sconcertanti e tali da privare l’intera Relazione di ogni utilità rispetto le sue finalità di ricognizione e di monitoraggio del fenomeno”.
In pratica le carenze della relazione riguardano l’assoluta modestia del dato di rilevazione a causa dell’ostruzionismo dei tribunali. Ma, nonostante ciò, l’Unione delle Camere Penali fa notare che “il dato del 46% avrebbe dovuto far riflettere su come resti altissimo il ricorso alla custodia cautelare in carcere nonostante il legislatore abbia sempre inteso l’adozione di questo strumento da parte del giudice quale extrema ratio, e dovendosene conseguentemente auspicare un’applicazione “residuale” e, dunque, davvero marginale in termini statistici”.
Per adesso la relazione indica che su 12.959 misure emesse dal 35% dei Tribunali interessati nei primi dieci mesi di vita della riforma, la custodia cautelare in carcere è stata disposta 6.016 volte (46%) mentre negli altri casi (più della metà) si è scelto il ricorso alle “alternative”, dall’obbligo di firma agli arresti domiciliari, che hanno toccato quota 29%. Inoltre, dei 3.743 procedimenti “cautelari” iscritti nel 2015 “soltanto 42″ sono stati chiusi con una sentenza definitiva di assoluzione, mentre 156 con una sentenza assolutoria non definitiva. “Le assoluzioni definitive – si legge nella relazione – impattano 14 procedimenti con misura carceraria e 15 con misura detentiva domiciliare. Quelle non definitive, 69 procedimenti con misura carceraria e 52 con misura degli arresti domiciliari”.
Intanto per avere una chiara situazione sulla custodia cautelare, dobbiamo aspettare che i tribunali si apprestino il più presto possibile a fornire i dati richiesti. Il ministro della giustizia Orlando aveva fatto sapere che “la Direzione generale degli Affari penali del Ministero della Giustizia ha previsto di elaborare una integrazione della relazione non appena il numero dei dati forniti da tutti gli uffici sarà completato”. Damiano Aliprandi