LETTERA 43
Carceri italiane, ogni detenuto costa 140 euro al giorno
Come in un hotel 3 stelle. È il triplo rispetto alla Spagna, il 50% in più della Francia. Ma le nostre galere restano troppo affollate. E l’80% del budget se ne va in personale e sicurezza.
Costose e ancora troppo affollate. Sono così le galere italiane secondo i dati dell’associazione Antigone, che nel giorno in cui la Polizia penitenziaria ha festeggiato il 199esimo anniversario dalla sua fondazione, ha denunciato un preoccupante stop. La decrescita della popolazione carceraria si è fermata.
L’Italia, nel 2013, è stata condannata dalla Corte di Strasburgo per il trattamento inumano e degradante riservato a sette detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza, proprio a causa del sovraffollamento. «Oggi ci sono 14 mila detenuti in meno rispetto ad allora», ha detto Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, «ma negli ultimi mesi il trend si è bloccato».
IL 34% DEI DETENUTI IN ATTESA DI GIUDIZIO. L’associazione snocciola i numeri. In Italia il 34% dei detenuti è in attesa di giudizio e lo Stato spende per le carceri 2,7 miliardi euro l’anno, il triplo rispetto alla Spagna, il 50% in più della Francia. In pratica, ogni persona in prigione costa 140 euro al giorno. Ma soltanto l’8% del budget viene impiegato per il mantenimento dei detenuti, mentre l’80% se ne va in spese per la sicurezza e per il personale.
AL SISTEMA MANCANO OLTRE 4 MILA POSTI. I detenuti sono in tutto di 53.873 persone, di cui 2.236 donne. Vivono sparse tra 193 istituti penitenziari, che hanno una capienza regolamentare di 49.697 posti. In altre parole, al sistema servirebbero 4.176 posti in più. Un altro punto dolente riguarda il lavoro. Soltanto il 29,73% dei detenuti lavora e di questi appena il 15% con un datore di lavoro privato. La gran parte lavora per la stessa amministrazione penitenziaria, in attività domestiche. Lavorare in carcere significa essere occupati per poche ore settimanali, guadagnando in media circa 200 euro al mese.
MATTARELLA: «LA PENA SIA RIEDUCATIVA». Di carceri ha parlato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha difeso la funziona rieducativa della pena. Mattarella ha mandato un messaggio al capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, e ha espresso «viva gratitudine e l’apprezzamento della Repubblica alle donne e agli uomini della polizia penitenziaria impegnati quotidianamente nella delicata funzione dell’applicazione delle misure di giustizia»
UN MODELLO DA RINNOVARE. L’esigenza di un profondo rinnovamento del modello di detenzione, per il capo dello Stato, «trova fondamento anche nel nuovo senso delle pene che si va radicando nella cultura sociale e politica. Occorre proseguire sulla strada di un modello organizzativo e di gestione che, nel garantire la sicurezza della comunità e il libero svolgimento delle relazioni sociali, sappia unire l’opportunità dell’istruzione, del lavoro, l’apertura alla società esterna, per offrire ai detenuti la scelta del recupero e dell’integrazione».