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Carceri: Orlando, misure alternative contro sovraffollamento
(AGI) – Roma, 15 apr. – L’applicazione sempre maggiore di misure alternative alla detenzione e’ la strada migliore per contrastare il sovraffollamento delle carceri e il rischio di recidiva. Questa la posizione del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, espressa durante la presentazione del XII Rapporto Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia. “La situazione del sovraffollamento e’ molto migliorata negli ultimi anni, ma va tenuta sempre sotto osservazione perche’ i fattori esogeni che possono alterarla sono sempre presenti”, ha affermato il guardasigilli, sottolineando che “gli interventi legislativi verso la decarcerizzazione e la crescita significativa delle pene alternative sono gli aspetti di cui vado piu’ orgoglioso perche’ modificano le condizioni carcerarie in modo strutturale: se fino a qualche anno fa per
ogni 4 detenuti c’era un solo soggetto a esecuzione penale esterna, ora il rapporto e’ quasi di uno a uno”.
Dal rapporto Antigone emerge che sono 29.679 le persone che stanno scontando una pena detentiva non in carcere, di cui 10.000 ai domiciliari, oltre 12.000 in affidamento in prova al servizio sociale e circa 6.500 in lavori di pubblica utilita’, mentre 2.300 sono le persone controllate con braccialetto elettronico. Registra inoltre un vero e proprio boom l’applicazione della messa alla prova, misura prevista nel 2014 come alternativa al processo per chi
ha commesso un reato non grave. Il rapporto indica che le misure alternative, oltre a contrastare il sovraffollamento penitenziario, influiscono positivamente anche sul tasso di recidiva: e’ prossima allo ‘zero’ la percentuale di revoca della misura stessa per nuovo reato commesso durante la sua esecuzione. “Dobbiamo provare a riconsiderare il rapporto costi-benefici del nostro sistema – ha sottolineato Orlando – perche’ spendiamo quasi 3 miliardi di euro per avere un tasso di recidiva tra i piu’ alti d’Europa: la sicurezza si garantisce se si ha un carcere che rende le persone migliori rispetto a quando ci sono entrate”, mentre “talvolta il carcere e’ piu’ luogo di formazione criminale che di reinserimento”. Pertanto, ha evidenziato il ministro, dobbiamo “alzare lo standard medio di detenzione, sia come qualita’ della vita nelle carceri sia, mi si passi il termine, come ‘prodotto’ che si realizza come risultato di quel trattamento”. Rmh/Rap 151301 APR 16