ITALIA OGGI SETTE
La Corte europea dei diritti umani: permanenze brevi da valutare caso per caso
Celle piccole (a volte) ammesse
È inumano far trascorrere 27 giorni in meno di 3 mq
Lun.31 – Ventisette giorni in cella in uno spazio di meno di 3 metri quadrati rappresentano un trattamento inumano. I giudici di Strasburgo tornano sulla questione dello spazio minimo che deve essere assicurato ai detenuti affinché non possa ritenersi violato l’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani che proibisce la tortura e ogni trattamento inumano o degradante. Il caso deciso dalla Grande camera della Corte europea dei diritti umani lo scorso 20 ottobre riguarda la Croazia (caso Muric) ma condizionerà anche gli altri Stati. La Grande Camera è dovuta intervenire sul tema in quanto i precedenti della Corte non erano proprio omogenei e ha dunque cercato di fare chiarezza. Vi erano infatti sentenze nelle quali si affermava che nel caso in cui un detenuto disponesse di meno di 3 metri quadri vi era automaticamente violazione dell’articolo 3 della Cedu e sentenze dove il principio era attenuato. Va ricordato che l’Italia nel maggio del 2013 aveva subito una sentenza pilota nel caso Torreggiani, decisione che aveva costretto il nostro Paese a varare un pacchetto di riforme.
La Corte, presieduta dal giudice italiano Guido Raimondi, ha deciso che nel caso di un periodo di 27 giorni di permanenza in meno di 3 metri quadri vi è inequivocabilmente un trattamento inumano e degradante; invece nel caso di reclusione in celle con meno di 3 metri quadri a disposizione pro-capite per periodi più brevi bisogna guadare anche ad altri fattori, come la libertà di movimento fuori dalla camera di pernottamento o le più generali condizioni di detenzione. Non è chiarissimo quale sia il tempo che fa scattare la presunzione di violazione. Nel caso di reclusione tra i 3 e i 4 metri quadri vanno invece sempre verificate le condizioni fisiche di detenzione con uno sguardo alla possibilità di esercizio all’aria aperta, alla disponibilità di luce naturale, ventilazione, riscaldamento, servizi igienici riservati.
Al di là se la sentenza sia un passo in avanti o indietro nella giurisprudenza della Corte di Strasburgo, sicuramente arriva un messaggio forte alle autorità penitenziarie, comprese quelle italiane: per evitare l’umiliazione di una condanna va rispettata la dignità dei detenuti, va organizzata una sorveglianza di tipo dinamico, vanno offerte opportunità trattamentali fuori dalla cella. Patrizio Gonnella