IL SOLE 24 ORE
Intoppo da superare per carceri meno affollate
di Giovanni Negri
lun. 4- È un po’ una macchia nera su un abito di cui il ministero della Giustizia inizia a essere soddisfatto. Perché questa amministrazione molto ha scommesso sulle misure alternative al carcere, mettendo in campo una pluralità di interventi con l’obiettivo di ridurre il numero delle presenze in carcere. Per ragioni di ovvia civiltà e per altrettanto scontati motivi di opportunità politica. Dove l’invivibilità delle nostre carceri ha negli ultimi anni moltiplicato le prese di posizione in Europa di forte censura al nostro sistema detentivo. Interventi da ultimo culminati nel gennaio 2013 con la sentenza Torreggiani della Corte europea dei diritti dell’uomo che giudicava le condizioni dei detenuti una violazione degli standard minimi di vivibilità che provoca una situazione di vita degradante.
Un tema caro al ministro della Giustizia Andrea Orlando, tanto da indurlo a convocare gli Stati generali dell’esecuzione penale, sui quali si è da pochi giorni conclusa la consultazione telematica. Attenzione che ha prodotto i primi risultati. Su tutti i piani. La forbice tra capienza delle carceri e presenze si sta gradualmente riducendo, sino a fare ritenere possibile un suo annullamento entro i prossimi mesi. Gli ultimi dati infatti segnalano 52.846 presenze a fronte di 49.504 posti disponibili sulla base degli standard di abitabilità degli immobili civili.
E sul piano politico è stato chiuso il fascicolo del Consiglio d’Europa che aveva messo l’Italia nelle scomode vesti di “osservato speciale”. La popolazione carceraria italiana ha avuto un calo record del 17,8%, e questa diminuzione è la più grande registrata nei 47 Paesi monitorati.
E allora la situazione paradossale dei braccialetti elettronici, ora documentata dall’inchiesta del Sole 24 Ore del lunedì, chiama in causa direttamente il Governo. Troppo ampio lo scarto tra disponibilità degli strumenti e effettive necessità. Evidente l’esiguità del budget a disposizione, che chiama in causa direttamente la distribuzione delle risorse tra le tante voci di spesa e va a confliggere con un assetto normativo che estende i casi di ricorso al braccialetto, facendone prassi abituale nel caso il giudice ritenga di disporre gli arresti domiciliari.
Contraddizione tanto più stridente se solo si tiene conto che la diffusione dei braccialetti permetterebbe un recupero di risorse significative da parte delle Forze dell’Ordine, oggi troppo spesso costrette a una teoria di controlli assai dispersiva.
I nodi sul piano giuridico potranno essere sciolti dalla ormai prossima pronuncia delle Sezioni unite, ma resteranno ancora di attualità quelli sul numero di apparecchi disponibili, in attesa almeno di una gara per ora solo annunciata.