LA STAMPA
Madre depressa, niente permesso per il detenuto
Condizioni psico-fisiche precarie per la madre del detenuto. Ciò nonostante, va respinta la sua richiesta di ottenere un permesso premio per andare a trovare la donna.
Pericolo. Dal Tribunale di sorveglianza arriva una risposta negativa all’ipotesi di riconoscere al detenuto la possibilità di recarsi nella propria cittadina d’origine per “far visita alla madre, affetta da una grave depressione”.
Pronta la reazione dell’uomo, che propone ricorso in Cassazione, sostenendo siano stati trascurati elementi fondamentali. Più precisamente, si fa riferimento alla “documentazione medica” da cui pare emergere “la compromissione generali delle condizioni di salute della madre, attestata da frequenti episodi di sconforto associati a progetti autolesionistici” e da una successiva “bronchite”.
Per completare il quadro, poi, il detenuto richiama anche le proprie “esigenze affettive”.
Neanche quest’ultimo dato, però, spinge i giudici della Cassazione a rivedere la decisione del Tribunale di sorveglianza. Per i supremi giudici, difatti, il permesso premio va negato perché la madre del detenuto “non versava in pericolo di vita”, e comunque una visita da parte del figlio “non sarebbe stata risolutiva rispetto alle condizioni di salute” della donna (Cassazione, sentenza n. 51409/2016, depositata il primo dicembre 2016).