IL SOLE 24 ORE
Cassazione/2. Non corretto il rinvio a documenti non precisati o allegati
Accertamento, riferimenti chiari
È illegittimo l’avviso di accertamento che fa riferimento ad altri documenti non precisati e non allegati. Le ragioni della pretesa devono essere chiare nel provvedimento per garantire il diritto di difesa. Ad affermare questo importante principio è la Corte di cassazione con la sentenza numero 6636 depositata ieri. La vicenda trae origine da avvisi di accertamento Ici con i quali un Comune pretendeva una maggiore imposta, oltre interessi e sanzioni. Secondo l’ente, era cambiata la destinazione d’uso del bene e tale variazione era desumibile da alcuni atti presenti negli archivi anagrafici. I provvedimenti venivano impugnati dinanzi al giudice tributario eccependo, tra i diversi motivi, un vizio di motivazione circa la mancata allegazione del documento su si fondava la tesi dell’Ufficio.
Il giudice di appello dichiarava la nullità della pretesa. Il Comune ricorreva così in Cassazione evidenziando che il documento non allegato fosse un mero elemento probatorio a corredo di quanto già indicato nel provvedimento. La Suprema corte, confermando la decisione di merito, ha innanzitutto rilevato che il documento di cui si lamentava la mancata allegazione era una denuncia, ai fini della Tarsu, presentata dall’inquilino dell’abitazione. Tale documento non costituiva un “atto” cui era necessaria l’allegazione a pena di nullità, poiché non era stato fatto espresso rinvio nel provvedimento impositivo. Nella specie, la motivazione indicata si limitava ad un semplice richiamo, ma impediva adeguata difesa, poiché non forniva alcun elemento identificativo, né riportava il contenuto dello stesso. I giudici di legittimità hanno così affermato che la motivazione dell’avviso di accertamento assolve a una pluralità di funzioni e tra questa anche di garanzia del diritto di difesa del contribuente. Va così delimitato l’ambito della pretesa al fine di consentire al contribuente di enunciare motivi di ricorso specifici a pena di inammissibilità nel primo grado di giudizio.
La Cassazione ha così concluso precisando che nel rispetto del principio costituzionale di buona amministrazione, occorre che sia previamente esercitata un’azione amministrativa efficiente e congrua alle finalità della legge, per permettere di comprendere la effettiva ragione della decisione adottata. L. Amb.