LA STAMPA
Un rito di passaggio fondamentale Come evitare errori?
Innanzitutto valutare interessi e attitudini poi le richieste del mercato del lavoro
Mancano 7 giorni alla data degli esami di Stato per la maturità e quasi 500mila ragazzi con le loro famiglie sono in piena fibrillazione. E’ un rito di passaggio fondamentale nella vita di un giovane, che è consigliabile non gestire in solitudine. Le informazioni non mancano, anzi, a volte abbondano: il rischio è aumentare la confusione in chi cerca solo orientamento. A un anno dal diploma, 65 diplomati su cento proseguono la formazione e si iscrivono all’università; il 28% si inserisce nel mercato del lavoro (per la verità il 12% lavora e studia, il 16% lavora soltanto). Il resto si divide tra chi cerca attivamente un impiego e chi per motivi vari (formazione, motivi personali, attesa di chiamata), non è alla ricerca di un lavoro.
I pentiti
L’incertezza regna sovrana di fronte alla scelta di un corso di laurea. Tra l’altro i diplomandi sono pieni di «pentiti»: secondo AlmaDiploma, alla vigilia della conclusione degli studi il 44% dei diplomati dichiara di aver sbagliato scuola superiore e dopo un anno dal diploma i pentiti diventano il 46%. Sono testimoni d’accusa della mancanza di orientamento. Anche gli studenti all’università stanno calando, comprese le matricole: dal 2010 a oggi gli iscritti totali al sistema universitario sono passati da 1.787.752 a 1.624.208, vale a dire 163.544 in meno. An- che i laureati sono calati: dal massimo storico di 338 mila del 2003 sono stati 258.052 nel 2014, con un calo del 20%.
La laurea serve
Questi segnali sono il frutto della mancanza di accompagnamento, di un calo demografico, dell’austerità imposta dalla crisi e dall’impatto negativo con il mondo del lavoro. La sfida è convincere i giovani e le loro famiglie che lo studio serve e ren- de di più e rappresenta ancora l’ascensore sociale per conquistare i migliori posti di lavoro. Non è vero che in Italia ci sono troppi laureati: semmai c’è da discutere a quali facoltà sarebbe stato meglio iscriverli. Su 100 giovani tra 25-34 anni, i nostri laureati costituiscono solo il 22%; la media europea a 21 paesi è al 37%, la media Ocse è al 39%. Tra i laureati il tasso di occupazione è il 75,5% nel 2014, il 62,6% tra i diplomati, il 42,0% tra i meno istruiti.
Come scegliere
Se i dati sono questi, il problema è come evitare di sbagliare la scelta. Intanto è utile ricordare che dopo il diploma non ci sono solo l’università o il lavoro, ma anche l’alta formazione professionale, i superdiplomi, gli Its, di cui parliamo all’interno. Inoltre serve una bussola per la scelta della facoltà e del corso di laurea, che deve essere sostenuta da alcuni criteri di base: la presenza di un’offerta formativa di master post-laurea (la triennale non basta), di primo e secondo livello, più orientati alle professioni; l’esistenza di uffici placement, una sorta di « ufficio di collocamento» di ateneo che raccoglie le domande delle imprese e del mondo produttivo, pubblico e privato; la presenza di legami consolidati con il sistema economico, con cui realizzare efficaci stage e tirocini; la presenza di legami internazionali con università straniere, perché il mondo del lavoro è sempre più globale. Questi parametri per una scelta sono verificabili consultando il web, anche se è sempre meglio accertarsi di persona e sentire l’opinione di colleghi e amici. Ma oltre ai parametri oggettivi, è necessario possedere e costruire anche un’altra busso la, questa volta personale, con la quale orientare le scelte. Al primo punto cardinale va messo tutto ciò che ha a che fare con i propri interessi, le proprie passioni, i propri desideri (inutile nasconderli, prima o poi fuoriescono, sono incomprimibili, vanno ascoltati e indirizzati); al secondo punto cardinale si può mettere la formazione acquisita sino a questo momento, i punti di forza e quelli di debolezza delle competenze e conoscenze; al terzo punto si possono misurare le proprie attitudini («Ho la stoffa per svolgere quella professione?»), meglio se accertate da appositi centri che svolgono test attitudinali; al quarto punto, infine, è obbligatorio tener presente la situazione del mercato del lavoro: inutile incaponirsi se ciò che vorremmo scegliere non è nella lista delle professioni più richieste. WALTER PASSERINI
Data: 10/06/2015