ITALIA OGGI
Il sequestro scatta per i conti in nero
Più facile il sequestro preventivo nell’ambito delle inchieste per dichiarazione infedele. La misura può infatti scattare sulla base della contabilità in nero, a maggior ragione se poi dalle indagini emergono riscontri sui conti correnti bancari.
È quanto affermato dalla Corte di cassazione che, con la sentenza n. 23368 del 7 giugno 2016, ha respinto il ricorso di un imprenditore di Napoli.
Ma i documenti non ufficiali non possono portare alla condanna. Infatti, ha scritto la terza sezione penale, è necessario fare una netta distinzione della fase delle indagini preliminari dal processo vero e proprio. Nel secondo caso i documenti in nero sono assolutamente insufficienti.
Ciò perché, ha spiegato in più passaggi della sentenza il Collegio di legittimità, «in sede di riesame del sequestro probatorio il Tribunale è chiamato a verificare l’astratta configurabilità del reato ipotizzato, valutando il «fumus commissi delicti» in relazione alla congruità degli elementi rappresentati, non già nella prospettiva di un giudizio di merito sulla fondatezza dell’accusa, ma con riferimento alla idoneità degli elementi su cui si fonda la notizia di reato a rendere utile l’espletamento di ulteriori indagini per acquisire prove certe o ulteriori del fatto, non altrimenti esperibili senza la sottrazione del bene all’indagato o il trasferimento di esso nella disponibilità dell’autorità giudiziaria».
Anche la Procura generale del Palazzaccio ha sollecitato il rigetto del ricorso e la conferma dwel sequestro. Debora Alberici