IL SOLE 24 ORE
Il contrasto sulle delibere. Per la Cassazione i termini decorrono dal momento in cui il condòmino assente riceve la comunicazione
Impugnazione legata al verbale
La mancata convocazione di un condòmino all’assemblea dà luogo ad annullabilità del relativo deliberato, vizio che l’interessato può far valere in giudizio nel termine di trenta giorni. Lo aveva chiarito la Cassazione, a Sezioni unite, con la sentenza4806/2005.
L’articolo 1137 del Codice civile prevede che il termine – oggi definito
perentorio – decorra «dalla data della deliberazione per i dissenzienti o astenuti e dalla data di comunicazione della deliberazione per gli assenti» (la legge 220/2012 ha modificato la norma ma ha lasciato immutato tale inciso, prima collocato nel terzo comma ed oggi trasferito nel secondo).
Ove il verbale non venga mai inviato al condòmino assente il termine non inizierà mai a decorrere: se tale condizione si verifica potrà quindi accadere che il condominio richieda un decreto ingiuntivo sulla scorta di quelle delibere, rimaste ancora impugnabili dall’interessato.
È il caso affrontato dalla Cassazione, sezione II, con la sentenza 16081/2016 (relatore Antonio Scarpa): il condòmino assente ha proposto impugnazione delle delibere che mai gli erano state comunicate sino alla richiesta del decreto (non opposto per ragioni di opportunità).
Nella fase di merito il Condominio si è difeso sostenendo che per l’assente il termine doveva comunque ritenersi decorso dalla data del deposito del ricorso, poiché da quel momento le delibere prodotte divenivano per lui conoscibili, tesi accolta dalla Corte d’appello di Milano.
La Suprema Corte cassa la pronuncia di merito, interpretando letteralmente l’articolo 1137, comma 2, del Codice civile, e sottolineando che l’onere di comunicazione del verbale deve avere carattere attivo e positivo. La Cassazione pone dunque l’accento sul concetto di conoscenza e non su quello di conoscibilità (conoscenza adeguata e sufficiente che potrà anche derivare da altri mezzi, ma in tal caso il giudice dovrà congruamente motivarne la ritenuta sussistenza in capo al condòmino).
La pronuncia conferisce valenza dirimente alla conoscenza effettiva che deriva dalla ricezione del verbale, sottolineando che non può invece porsi a carico del condomino assente «un dovere di attivarsi per conoscere le decisioni adottate dall’assemblea ove difetti la prova dell’avvenuto recapito, al suo indirizzo, del verbale che le contenga»; è unicamente in forza di tale ultimo adempimento che «sorge la presunzione, iuris tantum, di conoscenza posta dall’articolo 1335 cod.civ., e non già in conseguenza del mancato esercizio, da parte dello stesso destinatario del verbale assembleare, della diligenza nel seguire l’andamento della gestione comune e nel documentarsi su di essa».
Osserva ancora la Cassazione che l’articolo 1137 del Codice civile «impone la trasmissione del verbale all’indirizzo del condomino assente destinatario» e che tale dovere in capo all’amministratore non «è surrogabile nel senso di ampliare l’autoresponsabilità del condomino ricevente fino al punto di obbligarlo ad acquisire immediate informazioni sul testo di una deliberazione prodotta dal condominio in sede monitoria». Massimo Ginesi