IL FATTO QUOTIDIANO
La Cassazione corregge Renzi sul falso in bilancio
Nella legge sul nuovo reato, il governo s’era “scordato” le valutazioni taroccate tra le fattispecie delittuose. La Corte rimedia: sono reato
Le Sezioni Unite della Cassazione hanno evitato il colpo di spugna per i ” falsari ” dei bilanci a suon di stime gonfiate. Ieri hanno deciso che, anche dopo la modifica della normativa, resta punibile pure il falso in bilancio cosiddetto ” valutativo “. Lo spettro di un ‘ amnistia di fatto si è prospettata l ‘ anno scorso perché nella riforma c ‘ è un punto ambiguo, inserito dal governo, che ha portato a sentenze definitive contrastanti: di assoluzione, come per l ‘ ex sondaggista Luigi Crespi, o di conferma di condanne, emesse da collegi differenti della Suprema Corte. Due le sentenze di assoluzione per asserita abrogazione del falso in bilancio valutativo e 3 le condanne (l ‘ ultima mercoledì sera) per l ‘ interpretazione secondo la quale il falso in bilancio valutativo esiste ancora. Ed è questa la linea che da oggi fa giurisprudenza, grazie alle Sezioni Unite della Cassazione.
IL PROBLEMA si è posto per colpa dell’eliminazione dell’”inciso” ancorché oggetto di valutazioni ” dal le norme sul falso in bilancio. Prima, invece, persino nella legge Berlusconi che aveva sostanzialmente compiuto una depenalizzazione, si leggeva che ci si trovava di fronte al falso in bilancio per ” fatti materiali non rispondenti al vero, ancorchè oggetto di valutazioni “, la stessa formula, tra l’altro, rimasta oggi per il reato di ostacolo alla vigilanza. Con l ‘ eliminazione di quell’ inciso e le sentenze controverse di vari collegi della Cassazione, il 3 marzo la Quinta sezione penale ha posto il problema dell’interpretazione e ha chiesto l ‘ intervento delle Sezioni Unite. Il presidente Giovanni Canzio non ha perso tempo e ha fissato la discussione a meno di un mese di distanza, consapevole dei rischi in corso. Durante l ‘ udienza di ieri, davanti a un pubblico di tirocinanti magistrati e studenti, c ‘ è stata la relazione del consigliere Maurizio Fumo, e poi l ‘ intervento di Nello Stabile, per la procura generale, a favore dell’interpretazione che mantiene il perseguimento del falso in bilancio valutativo. Primo motivo: perché la natura stessa del bilancio è ” interamente composto da valutazioni su stime, numeri ecc. e, dunque, non vi può essere l ‘ esclusione delle stime valutative (per esempio la stima gonfiata del patrimonio immobiliare da parte di un imprenditore per farlo sembrare florido, ndr) “. Inoltre, tale esclusione ” snaturerebbe l’intento del legislatore ” che ha voluto la riforma in senso restrittivo. Resta il fatto, però, che se dalla norma del governo non fosse stato tolto quell’ inciso ” ancorché oggetto di valutazioni ” non sarebbero state possibili delle assoluzioni definitive e non si sarebbe corso il rischio di farla fare franca a tanti altri responsabili di bilanci falsi.
IL MINISTRO della Giustizia Andrea Orlando, dopo le polemiche per l ‘ assoluzione di Crespi con la nuova norma, disse: ” Aspettiamo di vedere cosa farà la Cassazione “, poi si vedrà. E ancora una volta, infatti, è dovuta intervenire la magistratura per correre ai ripari. Il 12 novembre, in un convegno a Verona, all ‘ indomani della sentenza Crespi, l’avvocato generale della Cassazione Nello Rossi, preoccupato per le possibili ricadute dell’ interpretazione assolutoria, spiegò che non poteva essere quella la strada, nonostante l ‘ enigma della sparizione del riferimento alle stime: ” Certo, la cancellazione dell’inciso’ ancorchè oggetto di valutazioni ‘ resta misteriosa e circondata dal silenzio, frutto di un emendamento governativo dell’ultima ora, ma l ‘ intendimento dichiarato di tutte le proposte di legge presentate in materia è stato quello di rendere più stringente la normativa sul falso in bilancio ” e cita, tra l ‘ altro, l’introduzione della procedibilità d ‘ ufficio e le pene più severe. ANTONELLA MASCALI