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Minori: sulle modifiche competente il giudice della residenza abituale
Sab. 19 – Roma. Il giudice competente a modificare il provvedimento di affidamento del minore è quello di residenza abituale di quest’ultimo al momento di proposizione della domanda. E il luogo di svolgimento della vita personale è quello in cui il bambino ha vissuto in modo continuativo e tendenzialmente stabile per la maggior parte della sua vita. Le Sezioni unite (sentenza 5418), respingono il ricorso di un padre che aveva chiesto al tribunale di rimettere mano al provvedimento con il quale il tribunale dei minori aveva affidato il bambino ad entrambi i genitori disponendo però la collocazione presso la madre che viveva in Brasile. Il Tribunale aveva dichiarato il difetto di giurisdizione del giudice italiano sulla base del criterio di collegamento rappresentato dalla residenza abituale del minore, la cui presenza in Italia era durata circa sei mesi, prima del ritorno nel paese materno. Il minore aveva vissuto in Brasile 11 mesi nei primi due anni di vita, poi dopo un breve periodo di permanenza in Italia c’era tornato per tre anni. Secondo il padre sbagliavano i giudici ad adottare un criterio puramente matematico trascurando un dato importante: al momento della domanda, dopo un legittimo trasferimento, il bambino era da sei mesi in Italia dove aveva ormai stabilito il centro dei proprio legami affettivi e della vita di relazione. Ma la Cassazione non è d’accordo. La Suprema corte precisa che, ai sensi dell’articolo 1 della Convenzione dell’Aja, spetta alle autorità sia giudiziarie sia amministrative dello Stato di residenza abituale del minore adottare le misure a tutela della sua persona e dei suoi beni. Per individuare la giurisdizione dunque il passo da fare è capire quale fosse, all’introduzione del giudizio, la residenza abituale. I giudici ritengono che il breve periodo di trasferimento in Italia del bambino non abbia inciso in concreto «sul luogo di svolgimento della sua vita personale che, deve ritenersi essere rimasto il paese di origine della madre, dove questo ha vissuto in modo continuativo e tendenzialmente stabile per la maggior parte della sua vita». La Cassazione precisa che, in tema di giurisdizione sui provvedimenti “de potestate”, la Convenzione dell’Aja dà rilievo al solo criterio della residenza abituale determinata in base alla situazione di fatto e non lascia spazio al mutamento di competenza nel rispetto del diverso principio di prossimità. Patrizia Maciocchi