IL TEMPO
Sentenza della Cassazione
Se il detenuto non esce per le nozze
Niente «libera uscita» dal carcere. Né per pronunciare il fatidico «sì», né
tantomeno per «consumare» la prima notte di nozze. Detenute e detenuti debbono mettersi il cuore in pace: impensabile ottenere un «permesso» per il proprio matrimonio. Significativa la decisione con cui la Cassazione
(sentenza penale 35813) ha respinto definitivamente la richiesta avanzata da un uomo, rinchiuso in carcere, di poter tornare in libertà per qualche ora,
giusto il tempo di sposare la compagna e di «consumare» le nozze.
Per i magistrati, sia chiaro, voler prendere parte alla cerimonia è umanamente comprensibile. E identico discorso si può fare per il naturale desiderio manifestato dall`uomo di avere rapporti intimi con la moglie. Ma tutto ciò non è sufficiente per poter trascorrere delle ore fuori dal carcere. E questa valutazione non è modificata neanche dal richiamo fatto dal detenuto alla
volontà di avere dei figli. Secondo i giudici, in sostanza, la necessità di «convolare a nozze» e il desiderio di «consumare il matrimonio» non possono in alcun modo legittimare la concessione del «permesso». E a dare forza
a questa posizione è anche la Corte europea dei diritti dell`uomo: «Qualsiasi detenzione regolare comporta una restrizione alla vita privata e familiare» e
ciò vale anche per il «diritto di sposarsi». Attilio levolella