CODICE DELLA STRADA: Multe, notifiche «private» a rischio (Il Sole 24 Ore)

IL SOLE 24 ORE

Infrazioni. I verbali spediti con raccomandata e recapitati da società diverse da Poste non sono ritenuti validi da norme e sentenze
Multe, notifiche «private» a rischio
Tra le città che non si affidano all’azienda pubblica ci sono anche Palermo e Torino

I verbali per violazione del Codice della strada notificati da società diverse da Poste Italiane rischiano l’annullamento perché inesistenti. Un problema complesso, che si pone per varie amministrazioni comunali tra cui quelle di Palermo e Torino. E che nasce perché di notifiche si sono occupate negli anni varie norme, ma nessuna si è coordinata con la una parziale liberalizzazione dei servizi postali (Dlgs 58/2011).
Infatti, l’articolo 4 del Dlgs 261/1999 riserva ancora al «fornitore del servizio universale» le notifiche di atti giudiziari effettuate a mezzo posta (quelle regolate dalla legge 890/1982, ossia la maggioranza, non quelle per le quali si sceglie di avvalersi dei messi comunali) e non è stato cambiato dalla norma sulla liberalizzazione. Tanto che la Cassazione (sentenza n. 2035/2014) non ha dubbi sul fatto che esso debba essere individuato nelle Poste, perché «l’incaricato di un servizio di posta privata non riveste, a differenza dell’agente del fornitore servizio postale universale, la qualità di pubblico ufficiale, onde gli atti dal medesimo redatti non godono di alcuna presunzione di veridicità fino a querela di falso». La conseguenza, evidente, è quella di rendere inesistenti le notifiche a mezzo posta effettuate da un servizio di postalizzazione alternativo a Poste.
Nonostante questo, sono in attività ancora varie società che offrono anche il servizio di notifica. Tra i loro clienti, anche Comuni della dimensione di Palermo e Torino. Nel capoluogo piemontese si è scelta la via delle notifiche tramite una società privata per tutti coloro che sono residenti in città, mentre si utilizza Poste italiane per chi è residente altrove. Nel capoluogo siciliano, invece, sta montando la polemica, che potrebbe essere seguita da un esteso contenzioso.
Tutto è partito da un’interrogazione presentata da Nadia Spallitta, esponente del Pd e vicepresidente vicario del Consiglio comunale, basata sulla risposta dell’Avvocatura comunale a un suo quesito. Vi si afferma la legittimità del servizio per una serie di sentenze del giudice amministrativo ma poi in parte si riconosce la fondatezza delle obiezioni fatte dalla Spallitta scrivendo che «ipotetiche generalizzate impugnazioni vedrebbero il Comune quasi certamente soccombente, con la condanna al pagamento di spese di giustizia (in molti casi) in misura di gran lunga superiore al valore delle stessesanzioni irrogate».
Il Comune di Palermo nel 2011 ha affidato a una propria società (la Sispi) la gestione dei verbali, invitandola ad avvalersi di personale comunale. Una scelta motivata con l’esigenza di una maggiore economicità rispetto al servizio affidato a Poste italiane. Cosa che non è avvenuta, visto che il servizio appaltato nel 2011 per 1,7 milioni costa oggi3,4 milioni, quasi 1,4 milioni in più rispetto ai due milioni che il Comune pagava alle Poste. Non solo: Sispi ha subappaltato il servizio a una società privata, il Consorzio Olimpo, giustificando la scelta con l’obiettivo di non distogliere i messi comunali dai loro compiti istituzionali. Così, sostiene Spallitta, avrebbe disatteso il Dlgs 58/2011 che, al comma 4 dell’articolo 1, affida a Poste la notifica a mezzo posta delle violazioni del Codice della strada.
La conseguenza, secondo Spallitta, è che, «i cittadini che non hanno pagato possono impugnare i verbali in qualsiasi momento con probabile esito vittorioso. In primo luogo perché la notifica viene considerata inesistente e quindi non produttiva di effetti, in secondo luogo perché per legge le multe devono essere comunicate al cittadino entro 90 giorni a pena di decadenza». Già alcune sentenze dei giudici di pace sono andate in questa direzione, citando anche la Cassazione.
Ai dipendenti del Consorzio Olimpo, forse proprio per evitare contenziosi, è stata fatta conseguire la qualifica di messo notificatore, prevedendo un corso di poche ore. Ma tali soggetti, secondo il consigliere comunale (che cita la legge 296/2006, articolo 1, commi 158 e seguenti), possono notificare solo atti di accertamento di tributi locali o in generale connessi con la riscossione delle entrate. Nino Amadore Silvio Scotti

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