IL SOLE 24 ORE
Servizi comuni. Il nuovo Dpcm fissa il «minimo vitale» e affida le regole all’Authority
Acqua, 50 litri ai morosi ma in condominio è rebus
Saranno circa cinque milioni gli utenti morosi, con un indicatore Isee non superiore a 7.500 euro e (nel massimo) a 20.000 per le famiglie con più di tre figli a carico, a cui gli acquedotti non potranno chiudere l’utenza per assicurare loro il “minimo vitale” di 50 litri giorno per persona. A stabilirlo, con rinvio al provvedimento che farà l’Autorità garante per l’energia elettrica, il gas e i servizi idrici (Aeegsi), è il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri del 29 agosto 2016 (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale 241 del 14 ottobre 2016). E 130 sono i milioni di euro di maggiori costi che in base al principio, ribadito nelle stesso decreto, dell’equilibrio economico dei gestori, saranno spalmati sugli altri utenti con un aumento del 2% delle tariffe. A parte i costi per i servizi di pubblica utilità morosi, anch’essi non più “disalimentabili”. Ma il Dpcm stabilisce anche nuove regole generali.
Per tutti
L’articolo 61 della legge 221/2015, il “collegato ambientale” della legge 208/2016, stabilisce che L’Aeegsi emanerà, dopo ll’entrata in vigore di questo Dpcm , «direttive per il contenimento della morosità degli utenti del servizio idrico integrato». È la risposta al rapporto Federutility che fotografava la morosità ricompresa tra l’1 ed il 10 per cento.
L’articolo2 del Dpcm prevede che molte delle regole attualmente contenute dai regolamenti di servizio degli acquedotti gestori incaricati dagli Ato vadano riscritte per adeguarle a quello che Aeegsi andrà a definire.
Così per la lettura dei contatori e il loro ammodernamento, la fatturazione, i piani di rientro del debito, i reclami e le controversie, la messa in mora ed la chiusura della fornitura. Proprio l’inserimento in un provvedimento dell’Autorità di regole uniformi permetterà all’utente consumatore di farvi più facilmente ricorso per richiedere l’irrogazione al gestore di consistenti sanzioni per pratiche commerciale aggressive, sanzioni che l’Aeeegsi ha già irrogato in passato.
L’alimentazione potrà essere sospesa alle utenze solo dopo la messa in mora e solo se il deposito cauzionale non sia sufficiente. Per le sole utenze domestiche, rubinetto chiuso se il dovuto supera il corrispettivo annuo relativo al volume della fascia agevolata non riferita agli accordi contrattuali dei vari acquedotti ma come sarà determinata dalla Aeegsi.
Per chi non ce la fa
Il provvedimento riguarda, per evidenti ragioni di uguaglianza, non semplicemente le utenze individuali ma anche i condomìni. Ma di fatto è di difficilissima applicazione. Primo problema quello tecnico: se il tubo di adduzione è unico per tutto l’edificio non è possibile sospendere l’erogazione in modo differenziato, ammesso di poter ottenere la documentazione delle condizioni soggettive di diritto al minimo vitale da parte di chi è in condizioni di disagio economico e sociale secondo i parametri Aeegsi. Anche la chiusura a ore o la limitazione della portata ha sugli impianti la conseguenza di escludere l’alimentazione a tutti i piani alti, impedendo di fatto la somministrazione differenziata e perequata.
Altro problema: segnalare al gestore le posizioni di chi ha le condizioni di reddito che danno diritto al minimo vitale. Unica possibilità è la stipula di accordi territoriali con gli acquedotti, i cui parametri potrebbero anche essere definiti dall’Aeegsi, che permettano di dare loro in uso la rete e quindi anche la riscossione in modo che il rapporto si trasformi da collettivo ad individuale, così come già avviene per il gas e l’energia elettrica. Glauco Bisso