IL SOLE 24 ORE
Interventi green. In vista un rinnovo triennale del bonus del 65% nella Stabilità
Condòmini «incapienti», riqualificazione con Cdp
Annunciato ufficialmente dal presidente dell’Enea, Chicco Testa, in occasione della presentazione del Rapporto annuale sull’efficienza energetica, il 23 giugno, l’eco-Piano per rigenerare i condomini, puntando al risparmio e all’efficienza energetica. «Si tratta di una proposta tecnica – spiega Testa – poi deciderà il governo. A noi spetta individuare possibili opportunità tecniche ed economiche per poter consentire di fare le cose». Sui condomìni, prosegue Testa «finora si è fatto poco, in particolare su quelli degli anni Sessanta-Settanta, poco efficienti da punto di vista energetico. Dobbiamo trovare meccanismi incentivanti». E in effetti, si legge nel Rapporto, ci si aspettano 13,6 miliardi di euro l’anno per interventi globali e 10,5 miliardi per interventi parziali. Dai condomìni verrebbe il 43% degli investimenti. La proposta, che, spiega Testa, spetta al Governo valutare (infatti è sul tavolo del vice ministro dell’Economia Enrico Morando, che ha rilanciato la proroga triennale del bonus del 65 %) consiste in un meccanismo articolato, che in parte ricalca l’idea lanciata dal deputato Antonio Misiani e dal sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri (si veda «Il Sole 24 Ore» del 10 maggio), approdata nel maximendamento governativo al Dl Banche e poi bocciata dalla Ragioneria perché non conforme ai principi contabili Ue.
Il meccanismo, da inserire nella prossima legge di Stabilità (e quindi in vigore dal 2017) prevede che che, per i condòmini «incapienti» con reddito lordo annuo inferiore a 8mila euro (insufficienti per beneficiare delle le detrazioni fiscali), il costo degli interventi condominiali di riqualificazione energetica verrebbe sostenuto al 90% dalla Cassa depositi e prestiti, che erogherebbe un finanziamento agli interessati.Cdp avrebbe la possibilità di incassare, al posto dei condòmini, la detrazione decennale del 65% delle spese sostenute: il costo reale per gli «incapienti» si ridurrebbe così al 35 per cento, di cui il 25% all’interno del finanziamento erogato da Cdp e il resto (cioè solo il 10%) a loro carico.Quel 25% finanziato, però, potrebbe diventare quasi zero per il condòmino, perché proprio grazie alla riqualificazione energetica i consumi calerebbero e quindi, mantenendo la bolletta energetica con gli stessi importi di prima, la differenza andrebbe a pagare il residuo del prestito.
Facciamo un esempio: se Cdp presta a un condòmino «incapiente» 10mila euro a tasso ridotto al minimo, diciamo del 2%, la rata annua è di circa 1.030 euro, che grazie all’incasso della detrazione fiscale a beneficio diretto di Cdp si ridurrebbe automaticamente a 380 euro, da rimborsare direttamente nelle bollette energetiche. Ma se il risparmio energetico raggiungesse una percentuale del 30% su un consumo medio di 1.000-1.300 euro l’anno per appartamento (del tutto normale in condomìni vecchi ed energivori) ecco che, senza un euro in più, al condòmino la riqualificazione costerebbe solo quel 10% a suo carico diretto.
Si tratta dello stesso sistema che società private (come Econdominio) propongono da tempo con il «contratto a rendimento energetico» ma che non funziona con i condòmini «incapienti» perché sinora questi perdevano il beneficio della detrazione non avendo tasse da scontare a causa del redito particolarmente basso. La soluzione della legge di Stabilità 2016, infatti, non ha prodotto i risultati sperati perché la cessione del credito oggi può avvenire solo al fornitore e non alle banche, quindi l’impresa risulta svantaggiata dovendo fare subito uno sconto a fronte di un bonus fiscale decennale. La proposta dell’Enea, che supererebbe lo scoglio, non tiene però conto delle fasce medie: se in un condominio gli «incapienti» sono molti, è probabile che altri abbiano redditi medio bassi e e siano comunque dubbiosi su impegni così onerosi.
Saverio Fossati