IL SOLE 24 ORE
Efficienza energetica. Guida alle novità introdotte dal decreto 16 febbraio 2016 per rilanciare la misura
Il conto termico diventa più esteso
Da martedì incentivabili impianti fino a 2 Mw – Agevolabili le società in house
Il conto termico riparte. Con maggiori opportunità, che riguardano non solo i proprietari di edifici residenziali, ma anche di immobili terziari e produttivi. Da martedì 31 maggio scattano, infatti, le nuove regole della misura, riviste dal decreto interministeriale del 16 febbraio 2016 (intervenuto sul Dm del 28 dicembre 2012): fra i correttivi introdotti, è stata ampliata la dimensione degli impianti ammessi a contributi e si è passati da 1 Mw a 2Mw per i sistemi a pompa di calore e da 1.000 a 2.500 metri quadrati per gli impianti solari termici. In questo modo, si potrà fruire dell’agevolazione economica anche in caso di interventi che coinvolgono complessi immobiliari, come centri commerciali, palazzine a uffici, scuole o case popolari (per gli edifici della si veda il servizio qui sotto).
Come funziona
Facciamo un passo indietro, per conoscere meglio lo strumento. Attivo dal 2013 (ma, per ora, poco utilizzato) il conto termico è un meccanismo di sostegno economico che incentiva l’incremento dell’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili e che, per certe tipologie di lavori, costituisce un’alternativa reale alla detrazione fiscale del 65 per cento. I beneficiari sono imprese e privati oltre alla Pa: in tutto, la dotazione annua di fondi è di 900 milioni, di cui 200 destinati alla Pa. Responsabile della gestione ed erogazione delle risorse è il Gestore dei servizi energetici (Gse).
Come cambia
Le novità sull’uso della misura, che scattano da martedì, sono di peso. Prima di tutto, è più ampia la tipologia di interventi di efficienza ammessi a ricevere un contributo. In particolare, per i privati, il conto copre la sostituzione di vecchi sistemi di climatizzazione con sistemi alimentati da fonte rinnovabile, l’installazione di collettori termici e la sostituzione di scaldabagno elettrici con impianti a pompa di calore. Inoltre, vale anche per la sostituzione di impianti di climatizzazione con nuovi sistemi ibridi (a patto che il sistema sia stato progettato fin dall’inizio come impianto integrato e non sia invece il frutto dell’assemblaggio di un nuovo sistema a una caldaia a condensazione già esistente). Rispetto al passato, cresce poi la platea dei soggetti ammessi: sono ricomprese adesso anche le società in house.
Altre novità riguardano gli incentivi stessi. Come in passato, il recupero di una parte della spesa sostenuta avviene in rate annuali di pari importo, spalmate da due a cinque anni: l’ammontare del sostegno per i privati dipende da una serie di variabili, che devono essere calcolate, caso per caso, e che possono coprire fino al 65% dell’importo. Quando la cifra di cui si ha diritto, tuttavia, non supera i 5mila euro il rimborso potrà avvenire in un’unica soluzione (fino ad oggi tale soglia era a 600 euro). Inoltre, si accorciano i tempi di pagamento che, nel nuovo meccanismo, passano da sei a due mesi.
La procedura
Nel caso dei privati è stato snellito l’accesso diretto agli incentivi con l’introduzione del cosiddetto catalogo, che riguarda gli apparecchi fino a 35 kW o 50 mq di superficie. Nel presentare domanda (la procedura è per tutti online, attraverso il Portaltermico e deve essere espletata entro 60 giorni dalla fine dei lavori) l’utente non dovrà più allegare la documentazione circa l’impianto installato, ma la troverà già presente sulla piattaforma e dovrà solo selezionarla.
Come in passato, l’accesso all’incentivazione può essere richiesto direttamente dai soggetti ammessi o per il tramite di una Esco. A questo proposito, è importante ricordare che dal 19 luglio 2016 (a 24 mesi dall’entrata in vigore del Dlgs 102/2014), potranno presentare richiesta di incentivazione solamente le Esco in possesso della certificazione, valida, secondo la norma Uni Cei 11352. Silvio Rezzonico Maria Chiara Voci