IL SOLE 24 ORE
Riscaldamento. La direttiva europea mira a ridurre i consumi e non solo a redistribure i costi tra i condomini
Valvole, utile la diagnosi energetica
Con i contabilizzatori è bene effettuare lavori di riqualificazione energetica
La direttiva europea sull’efficienza energetica (2012/27) parla chiaro: il miglior combustibile è quello che non si consuma. Per questo il Dlgs 102/2014, che a livello nazionale recepisce la direttiva europea, stabilisce un quadro di misure per la promozione e il miglioramento dell’efficienza energetica. Fra le varie prescrizioni vi è quella trattata dall’articolo 9 – misurazione e fatturazione dei consumi energetici – che affronta il tema dell’uso efficiente e consapevole degli usi finali dell’energia.
La questione è molto spinosa, non solo per il carattere tecnico delle problematiche affrontate, ma soprattutto perché va a scardinare consuetudini e approcci sedimentati nei condomini in tanti anni. Il comma 5 della norma è chiaro: il contenimento dei consumi energetici attraverso la contabilizzazione dei consumi individuali e la suddivisione delle spese in base ai consumi effettivi di ciascun centro di prelievo individuale. Quale è il punto? Prima del Dlgs 102/14, i consumi per il riscaldamento venivano ripartiti fra i condomini sulla base dei millesimi. Ora, la suddivisione deve essere fatta sulla base, appunto, dei «consumi effettivi».
Tale approccio, nato con il lodevole obiettivo di responsabilizzare gli utenti a un uso più sostenibile dell’energia, tuttavia, può generare effetti distorsivi. Per valutare l’impatto reale prendiamo in esame il consumo di energia per il riscaldamento di un condominio, posto in una zona climatica E, di 48 unità immobiliari disposte su sei piani, oltre a un pian terreno. Le quattro situazioni riportate nel grafico (presa dal recente studio di Rse, società del Gestore dei servizi energia, dedicata agli edifici energicamente efficienti), evidenziano gli impatti che scelte fatte dai condomini possono generare sull’edificio nel suo complesso e nei rapporti fra i vari condomini.
Nelle condizioni in cui il condominio ha interpretato il decreto come un “obbligo” dotandosi di valvole termostatiche e di ripartitori, senza mettere mani alle prestazioni energetiche dell’edificio, l’effetto è stato quello di determinare una complessiva riduzione dei consumi (pari a circa il 5 per cento), ma ha causato un significativo effetto di disturbo.
Tale scelta, di fatto ha esternalizzato ai singoli condomini i costi delle inefficienze strutturali dell’edificio; le unità immobiliari poste agli estremi, infatti, si sono dovute accollare i costi delle dispersioni termiche a tutto vantaggio delle unità abitative centrali, che hanno beneficiato dell’effetto cappotto.
Nel caso in cui, viceversa, il condomino ha agito come “sistema” e ha correttamente interpretato lo spirito del Dlgs, superando cioè gli individualismi, e ha deciso di intervenire sulla coibentazione dell’edificio nei punti più critici – emersi a seguito di una diagnosi energetica – non solo complessivamente ha migliorato la performance energetica dell’intero edificio; gli stessi condomini hanno visto ridursi le proprie bollette rispetto alle condizioni di partenza. Marco Borgarello