IL SOLE 24 ORE
Il dialogo. «Bene i tavoli con l’avvocatura ma poi bisogna stringere»
Il ministro rilancia il confronto
Dom.9 – RIMINI. Non è stato facile il rapporto con un’avvocatura che stenta ancora a parlare con una sola voce. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nel suo intervento davanti al congresso nazionale forense non ha risparmiato accenti critici dopo tre anni di confronto con le associazioni forensi. E lo ha fatto a poche ore dalla decisione del congresso di andare a una nuova forma di rappresentanza politica con il superamento della ventennale esperienza dell’Oua.
Orlando ha dichiarato di avere da subito voluto percorrere la strada del confronto, a differenza dei suoi ultimi predecessori: «Noi il decreto Cancellieri l’abbiamo ritirato – ha ricordato – proprio per avviare su basi nuove il dialogo». Dialogo dal quale però il ministro ha confessato di avere tratto anche elementi di forte delusione. «Non è possibile – ha esemplificato – che nel momento in cui si decide di avviare un tavolo di confronto su temi specifici si passi poi alla via giudiziaria quando la soluzione non è di gradimento per qualcuno dei partecipanti».
E sul punto Orlando ha ricordato la vicenda del decreto sulle specializzazioni «che conteneva già al suo interno la possibilità di future correzioni se si fosse rivelato inadeguato, ma che da subito è stato contestato davanti ai giudici amministrativi. Con il risultato che misure che non saranno certo salvifiche, ma che potevano essere d’aiuto nell’opera di modernizzazione dell’avvocatura sono oggi bloccate».
L’apertura resta (ne è prova la volontà di rafforzamento degli avvocati nei consigli giudiziari «la magistratura non può continuare a scattarsi dei selfie» ha detto Orlando) e il metodo non cambierà ha ribadito il ministro.
Che a breve avrà a che fare con il neonato Organismo congressuale forense (Ocf): entro 30 giorni il voto sui delegati e poi l’individuazione del coordinatore per il quale è già partito il totonomine. G.Ne.