LIBERO
Han pagato 5 italiani su 100: meno della Svezia
I veri numeri delle tangenti
I più corrotti? Tra i magistrati
lun.16 – Secondo Piercamillo Davigo, il nuovo presidente dell`Associazione
Nazionale Magistrati, la corruzione in Italia non è mai stata elevata come oggi: «I politici non hanno smesso di rubare, hanno solo smesso di vergognarsi». La stragrande maggioranza degli italiani sembra essere
d`accordo con lui.
Secondo un sondaggio realizzato da Ixè, l`88 per cento degli italiani ritiene che la corruzione sia aumentata nel corso degli ultimi vent` anni: dai tempi di Tangentopoli, il malcostume non avrebbe fatto altro che raggiungere
livelli sempre più alti. C`è anche chi pensa di conoscere la cifra esatta di
quanto è costa la corruzione al nostro Paese: 60 miliardi l`anno, una cifra che di recente hanno ripetuto sia Marco Travaglio che il procuratore Roberto Scarpinato – anche se, a dire il vero, non si capisce mai se questi 60 miliardi sono il valore di tutte le tangenti pagate in un anno o il costo “indiretto”
della corruzione.
A volte il quadro dipinto sul malaffare italiano è così fosco che viene da chiedersi se il nostro Paese non si sia fatto prendere da una specie di «paranoia della corruzione». Secondo l`enciclopedia Treccani, Tangentopoli, «più che da uno scambio individuale tra corrotto e corruttore», era caratterizzata da: «Sistemi di corruzione allargata, con scambi molteplici,
complessi e sistematici, tra cartelli di imprese private, clan di uomini politici
e amministratori pubblici, intermediari e, talvolta, boss mafiosi».
Per quanto anche oggi ci imbattiamo quasi ogni settimana in nuovo caso giudiziario, è davvero difficile sostenere che ci troviamo di fronte a sistemi di «corruzione allargata» con «scambi molteplici, complessi e sistematici».
Nelle inchieste che hanno coinvolto sindaci nelle ultime settimane, quelli di Lodi, Livorno e Parma, per il momento non si parla nemmeno di un euro di tangenti. Gli scandali di corruzione vera e propria, dove sono coinvolte cifre importanti, sono più rari. Tra i più discussi degli ultimi anni ci sono quello di Expo e l`inchiesta “Mafia Capitale”, in cui funzionari pubblici hanno ricevuto diverse centinaia di migliaia di euro di tangenti, forse intorno al milione, per favorire la vincita di appalti a società e cooperative – in entrambi i casi parliamo di affare per un valore di milioni, per Expo probabilmente intorno ai 200, anche se sono numeri al momento molto incerti. Quasi in un unico caso negli ultimi dieci anni si è verificata una corruzione di grandezza superiore: il Mose di Venezia, un`opera da più di 5 miliardi per la quale sono stati pagati probabilmente più di 20 milioni di tangenti nel corso di circa un decennio.
Sono tutti casi spiacevoli e da condannare, sui quali c`è da sperare che la giustizia riesca ad agire rapidamente in modo da scoraggiare ulteriore malaffare. Ma sono anche storie che impallidiscono di fronte a quello che venne scoperto all`inizio degli anni Novanta, quando a personaggi di primo piano nel governo vennero sequestrate quelli che oggi sarebbero decine e decine di milioni di euro ottenuti in maniera fraudolenta.
Un caso per tutti: la cosiddetta «maxi tangente Enimont», pagata a numerosi
politici da un`importante società chimica, ammontò secondo i magistrati a più di 150 milioni di euro di oggi: una cifra che ridimensiona quasi tutti gli scandali degli ultimi 20 anni. E si tratta soltanto di uno dei numerosi
casi di corruzione scoperti nel periodo di tangentopoli.
A segnalare che le cose sono cambiate, e in meglio probabilmente, c`è anche una misurazione indiretta, quella del costo delle opere pubbliche. All`epoca di Tangentopoli fece scandalo il fatto che la metropolitana di Milano fu costruita pagando un prezzo al chilometro tra le due e le quattro volte superiore a quello che si pagava nel resto d`Europa. Negli ultimi dieci anni, le metro
di Roma e Milano sono costate come la media europea, o poco più.
Un esame dei singoli casi, insomma, sembra smentire la tesi di Davigo che non è supportata nemmeno da dati più scientifici. I «60 miliardi di corruzione», di cui si sente spesso parlare, non sono altro che una cifra, letteralmente, inventata. E per quanto riguarda le classifiche internazionali sulla corruzione? Si sente spesso parlare della Ong anti-corruzione Transparency Intemational, che ha assegnato all`Italia il 66esimo posto mondiale nella sua classifica della «percezione della corruzione», il livello più basso in Europa. Ma questa classifica, come dice il nome stesso: «percezione della corruzione», deve essere presa con estrema cautela perché non
si basa su dati concreti o su misurazioni statistiche, ma soltanto su un semplice questionario che viene inviato a un pool di «esperti» – giornalisti, dirigenti, operatori di Ong. I risultati ottenuti con questo complesso questionario sono stati spesso criticali anche da importanti riviste internazionali. Ma in questi studi piuttosto discutibili si trovano anche delle informazioni interessanti. Oltre ai questionari, infatti, Transparency Intemational realizza anche dei sondaggi di opinione non analisi complesse e soggettive, ma semplici risposte «sì» o «no» ad alcune domande. Ad esempio, nel 2013 Transparency International ha chiesto agli intervistati se avevano mai dovuto pagare una tangente per ottenere un servizio pubblico. Il risultato è sorprendente: con il 5 per cento di persone che hanno risposto di sì, l`Italia è uno dei paesi più in basso nella classifica, al livello di Germania e Paesi scandinavi e molto sotto la Svizzera, in cui il 9 per cento degli intervistati
ha detto di aver pagato almeno una tangente.
Sono numeri confermati anche da una delle più importanti indagini statistiche sulle opinioni degli europei: l`Eurobarometro realizzato
dalla Commissione Europea. Alla domanda «Conosci qualcuno che ha preso
tangenti?», nel 2013 soltanto il 19 per cento degli italiani ha risposto «sì».
In questa classifica fanno meglio di noi soltanto Irlanda, Malta e Regno Unito.
Più in basso ci sono Paesi come Austria, Belgio, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca. Risultati non molto diversi anche alla domanda «Negli ultimi 12 mesi ti è capitato o hai assistito a un caso di corruzione?»: soltanto il 6 per
cento degli italiani ha risposto di sì, lo stesso numero dei francesi, più basso di quanti hanno risposto «sì» in Austria, Belgio e Paesi Bassi.
È possibile che gli italiani siano più reticenti a rispondere in maniera onesta a
questa domanda, ma il quadro che emerge da questi sondaggi non è certo quello del «Paese più corrotto d`Europa».
Ma la sorpresa più grande che emerge da questi sondaggi, e più amara per
Davigo, è quella contenuta in un`altra domanda del sondaggio realizzato nel
2013 da Transparency International. Al 5 per cento di italiani che, come abbiamo visto prima, ha ammesso di aver pagato bustarelle, l`Ong ha chiesto anche a quale organo della pubblica amministrazione abbiano versato una tangente, lasciando una scelta tra numerosi settori, come quello sanitario,
fiscale, educativo e così via. Il vincitore di questa piccola classifica, con il
12 per cento di rispondenti che dichiarano di aver pagato una bustarella, è proprio quello giudiziario. DAVIDE MARIA DE LUCA