LA REPUBBLICA
Il Csm batte il governo e anticipa la stretta sulle intercettazioni
Il Csm batte governo e Parlamento sulle intercettazioni. E detta il vademecum sull’uso soprattutto quando queste coinvolgono persone né indagate, né imputate. Con il visto del presidente del Csm Mattarella, il testo scritto dalla settimana commissione e che reca la firma dei togati Antonello Ardituro e Francesco Cananzi e della laica Paola Balducci, sarà approvato domani. Repubblica svela in anteprima il suo contenuto.
Solo oggi invece, al Senato, la commissione Giustizia giungerà a discutere, e forse approvare, la delega al governo sulle intercettazioni. Che appare del tutto superata sia dalle circolari di ben 19 procuratori (tra cui Roma, Torino, Napoli e Firenze), sia dalla risoluzione del Csm. Il ddl, comprese le nuove norme sulla prescrizione, si avvia all’aula, dove approderà, ma solo per la discussione generale, il 5 agosto. Comunque “un buon segno” secondo il Guardasigilli Andrea Orlando, perché entro l’8 settembre dovranno essere presentati gli emendamenti. Il Consiglio mette subito le mani avanti rivendicando “analisi e raccolta delle linee guida in tema di intercettazioni”. Un’evidente polemica col governo che invece, con la delega, ipotizza di poter stabilire per legge e per suo conto come i magistrati debbano utilizzare le trascrizioni, fissando paletti sul rispetto della privacy.
Del pari, il Csm ribadisce “la centralità della figura del pm nella gestione e direzione delle indagini, nella selezione delle intercettazioni, nelle procedure di stralcio e distruzione, facendo affidamento sulla sua professionalità e sulla correttezza del rapporto con la polizia giudiziaria”. Spetterà al pm garantire “il corretto bilanciamento degli interessi in gioco”, la riservatezza da un lato, le indagini dall’altro. Deciderà lui, anche per le conversazioni rilevanti, “se omissare i riferimenti a cose o persone” spiegando il perché.
Ma proprio la polizia non potrà decidere da sola, prescindendo “dalla valutazione del pm”, quali telefonate buttare subito via “perché non utili alle indagini” col rischio di “una valutazione parcellizzata, limitata e potenzialmente fallace”. Secco no a una “delega in bianco alla Pg”. Il Csm propone che dai brogliacci della polizia spariscano “le intercettazioni manifestamente irrilevanti ai fini delle indagini, senza alcun sunto o trascrizione”. Ne resterà traccia in un indice “col solo numero progressivo”.
Nei casi dubbi sarà il pm a decidere, dopo aver ascoltato il nastro. Via del tutto “le conversazioni private con dati sensibili”, laddove si parla di opinioni politiche o religiose, della sfera sessuale o di dati sulla salute. Sotto la dizione “conversazione con difensore” cadrebbero tutti i colloqui con gli avvocati. La risoluzione del Csm si preoccupa di garantire una tutela in più a deputati e senatori che finiscano casualmente nelle intercettazioni.
“Esse non andrebbero trascritte subito, ma indicate nel brogliaccio con la dicitura “conversazione casualmente captata con parlamentare”, informando il pm”. Meno intercettazioni in giro, solo quelle indispensabili, con ovvie conseguenza sull’informazione. Il Csm mette per iscritto che chiede “un’accurata selezione delle conversazioni da inserire nei provvedimenti cautelari per la naturale idoneità a essere oggetto di attenzione mediatica”.
Liana Milella