IL TEMPO
Ingegneri furiosi: «Indecente che i ministri tutelino interessi propri»
Sab. 2 – «Dietro questi emendamenti ci sono interessi personali. È indecente che ci sia qualche ministro o un partito disposto a tutelarli». Sono due anni che Armando Zambrano, presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri (Cni), sta lottando per far capire al governo Renzi che la norma che vuole imporre al Parlamento, per far aprire al mercato privato le società di ingegneria (come quella di Gianluca Gemelli, il compagno dell’ex ministro allo Sviluppo economico Federica Guidi), è una norma incostituzionale e anticoncorrenziale. L’esecutivo l’ha riproposta come un prezzemolo nei decreti legge «Competitività», «Sblocca Italia», «Banche» e da ultimo nel ddl «Concorrenza» (ora in discussione al Senato).
Come mai questo accanimento del governo?
«All’inizio non ce lo spiegavamo. L’emendamento è stato bocciato quattro volte dalle commissioni parlamentari, perché dichiarato inammissibile. Nonostante questo è finito nel ddl Concorrenza, una contraddizione in termini. Qualcuno ha tentato di inserirlo persino nel Codice degli appalti. La famosa sera del 17 ottobre 2014, quando si discuteva alla Camera per inserire nel decreto legge Sblocca Italia questo emendamento e quello su Tempa Rossa (finito sotto inchiesta dalla Procura di Potenza, ndr), fummo chiamati dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sessa Amici: voleva che mollassimo. Adesso abbiamo capito che in ballo ci sono interessi privati. Si spiega solo così la presa di posizione di straordinaria veemenza che ha avuto la Guidi. Anche il ministro Boschi si era impegnata a rivedere la cosa, ma ci siamo accorti che aveva ben altre preoccupazioni».
Lei ha incontrato i ministri Guidi e Boschi?
«Con la Guidi c’è stato un fugacissimo incontro a dicembre: mi invitò a contattare gli uffici legislativi del ministero dello Sviluppo economico, che erano molto imbarazzati quando hanno cercato di dimostrarci la correttezza di questa norma. Il ministro Boschi, invece, ci aveva detto che andava trovato un punto di equilibrio. Fatto sta che da settembre si è rotto il filo di dialogo. Poi abbiamo saputo che aveva accolto le richieste della deputata Pd Francesca Bonomo, tra i sostenitori più accaniti di questo emendamento, approvato in commissione alla Camera con una maggioranza risicatissima. L’imbarazzo di deputati e senatori (anche del Pd) su questa norma è palese».
Che impatto avrebbe se dovesse essere approvata?
«Aprirebbe il mercato a soggetti, come le società di ingegneria, che non hanno l’obbligo di soggiacere a regole precise, che tutelano il committente e garantiscono la qualità della prestazione: come l’iscrizione all’albo, la formazione, il segreto professionale. Viene meno soprattutto la punibilità a livello deontologico».
Nel caso ad esempio di Gianluca Gemelli, indagato per un subappalto «sospetto» ottenuto con la società d’ingegneria Its srl, cosa accadrà?
«Potrebbe cedere la carica di amministratore unico a un altro soggetto e la società continuerebbe a mantenere in vita la sua attività. Con questa norma si sta creando una scorciatoia in cui soggetti di dubbia moralità potranno ottenere la sanatoria, a partire dal 1997, dei comportamenti scorretti pregressi: ossia di tutti gli appalti presi dai privati, in deroga alla legge, che prevede che le società d’ingegneria lavorino solo su commesse pubbliche».
Tra gli interessi che il governo vuole tutelare ci sono anche quelli delle banche?
«L’entrata nel mercato di soggetti forti come le banche, che possono garantire finanziamenti e mutui, spazzerebbe via gli altri, creando forme di monopolio. Inoltre sarebbe un clamoroso voltafaccia del governo, rispetto alla sbandierata novità di introdurre nel codice degli appalti la norma per cui chi progetta non può eseguire materialmente i lavori, come già fanno le società di professionisti iscritte nell’albo degli ingegneri». Valeria Di Corrado