IL SOLE 24 ORE
Dl banche. Gli emendamenti approvati
L’inadempimento dell’impresa «allunga» a 9 mesi
ROMA. Più tutele per le imprese che ricorrono al finanziamento garantito da proprietà immobiliari o altri diritti reali immobiliari. Il periodo per essere considerati inadempienti in caso di mancato pagamento della rata si allunga da sei a nove mesi. Inoltre il perito nominato dal presidente del Tribunale per stimare il bene posto a garanzia in caso di mancato adempimento «non deve aver avuto, né avere in corso al momento della nomina, alcun tipo di rapporto con la banca creditrice». Sono due degli emendamenti approvati in commissione Finanze al Senato nell’iter di conversione del decreto banche, che fissa anche i criteri per gli indennizzi agli obbligazionisti dei quattro istituti salvati lo scorso anno (Etruria, Marche, CariChieti e CariFerrara).
Nei lavori di ieri si è deciso, invece, di “derubricare” in ordine del giorno l’emendamento firmato dai relatori (il presidente della commissione, Mauro Maria Marino, del Pd, e Karl Zeller, del Gruppo per le autonomie) che puntava a disciplinare il meccanismo di risoluzione del contratto di leasing in caso di grave inadempimento dell’utilizzatore che, secondo la formulazione proposta, si sarebbe configurato nel caso di «mancato pagamento di almeno sei canoni mensili o due canoni trimestrali anche non consecutivi o un importo equivalente per i leasing immobiliari, ovvero quattro canoni mensili anche non consecutivi o un importo equivalente per gli altri contratti di locazione finanziaria». Sempre secondo il testo presentato, in caso di risoluzione per inadempimento il concedente avrebbe avuto diritto alla restituzione del bene e sarebbe stato tenuto a corrispondere all’utilizzatore quanto ricavato dalla vendita o da altra collocazione del bene (effettuata ai valori di mercato) una volta dedotta la somma pari all’ammontare, solo in linea capitale, dei canoni scaduti e non pagati fino alla data della risoluzione, dei canoni a scadere e del prezzo pattuito per l’esercizio dell’opzione finale di acquisto, nonché le spese anticipate per la stima del bene.
Rinviata invece alla prossima settimana la discussione su un altro emendamento proposto dai relatori che punta a un robusto restyling dell’articolo 179-ter delle disposizioni di attuazione del Codice di procedura civile sull’elenco dei professionisti che provvedono alla vendita dei beni pignorati. In base a questa riscrittura, l’elenco dovrebbe essere formato e tenuto da una commissione composta da tre magistrati giudicanti di comprovata esperienza nell’ambito delle procedure esecutive, da un magistrato requirente, dal presidente del Consiglio notarile distrettuale, dal presidente dell’Ordine degli avvocati, dal presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili del luogo in cui la stessa commissione ha sede. E per essere ammessi all’elenco diventerebbe necessario frequentare un corso annuale e non inferiore alle 100 ore di didattica, al termine del quale gli iscritti sarebbero chiamati a sostenere una prova scritta.
Se ne riparlerà appunto all’inizio della prossima settimana. Anche perché il lavoro della commissione Finanze si intreccia con quello della Bilancio di Palazzo Madama, che dovrà fornire i pareri sulle norme che comportano nuove spese. «Stiamo lavorando cogliendo gli spazi di miglioramento in un lavoro di interlocuzione con il Governo e le opposizioni», ha precisato Marino.
Ad ogni buon conto, al netto dei ridotti spazi di manovra che saranno lasciati dal Governo a Palazzo Madama, la partita sui ritocchi si potrebbe giocare in seconda lettura alla Camera. Nel mirino potrebbe finire l’articolo 11 sul nuovo canone dovuto dagli istituti di credito per evitare la bocciatura Ue delle Dta come aiuto di Stato. Marco Mobili Giovanni Parente