IL FATTO QUOTIDIANO
L`Anm di Davigo contro il rinvio selettivo del pensionamento per gli unici
magistrati che piacciono a Renzi. Matterella gli farà riscrivere il decreto
Il decreto “salva-Canzio” non passerà: va riscritto
Bloccata dal Colle la proroga pensionistica solo per i vertici della magistratura
Un solo coro tra i magistrati: il decreto legge voluto da Matteo Renzi per garantire la proroga di 12 mesi al primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, altrimenti in pensione a fine anno, è incostituzionale. Lo scrive a chiare lettere l`Anm, il sindacato delle toghe. Nella mailing list dell`associazione molti i commenti indignati, il titolo più ricorrente è “norma ad personam”. Il decreto, infatti, beneficia una platea di poche decine, neppure 40, di magistrati “dirigenti” di Cassazione, Corte dei conti, Consiglio di Stato e Avvocatura dello Stato col pensionamento posticipato. Sempre che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo firmi per farlo poi pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale.
Senza questo passaggio, il provvedimento, infatti, non è esecutivo.
IL QUIRINALE, come abbiamo raccontato, era contrario a una proroga per pochi eletti, ma non ha voluto e non vuole lo scontro con Palazzo Chigi.
Non può, però, avallare una normativa che è destinata a essere bocciata
dalla Corte costituzionale (è palesemente discriminatoria) e ha già provocato
una levata di scudi delle toghe. Dunque, spiegano fonti qualificate, il decreto potrebbe essere modificato prima della firma del capo dello Stato,
con l`inserimento della proroga per un anno a favore di tutti i magistrati che non hanno compiuto i 72 anni entro il 31 dicembre 2016. Oppure, la
modifica potrebbe essere fatta in Parlamento col via libera preventivo di Renzi. In questo modo non ci sarebbero discriminazioni anche se politicamente è l`ennesima dimostrazione che la legge Renzi di due
anni fa, che ha portato da un giorno all`altro da 75 a 70 l`età della pensione per i magistrati, non funziona.
La decisione del governo, secondo l`Anm, “produce chiare situazioni di disparità di trattamento e crea, per la prima volta nella storia repubblicana, la distinzione, peraltro decisa dall`esecutivo, tra magistrati di serie A e magistrati di serie B. Si tratta di un provvedimento che, come tutti gli atti legislativi destinati a pochi, pone in essere un grave vulnus costituzionale”. Quindi, il secondo appello al governo (il primo, inascoltato, alla vigila del Consiglio dei ministri) per “un immediato ripensamento nell`interesse dell`intera magistratura, disorientata e quantomeno sdegnata da questa politica dei due pesi e due misure”. Anche le correnti dei magistrati si sono fatte sentire. Area (la sinistra) ha parlato di “intervento inutile e per pochi” e vorrebbe che l`Anm chiedesse un incontro urgente col ministro Andrea Orlando e che proclamasse “lo stato di agitazione”. Pure Autonomia e Indipendenza – la corrente fondata da Piercamillo Davigo dopo la fuoriuscita da Magistratura Indipendente (destra) – vuole che l`Anm provi ad avere come sponda Orlando. Se il tentativo fallisce, sciopero. Aldo Morgigni, consigliere del Consiglio superiore della magistratura per AI ha chiesto al comitato di presidenza un plenum straordinario.
Al momento, il Csm deve muoversi come se il testo non ci fosse, non essendo entrato in vigore, pertanto, da oggi si apre il bando per presidente,
aggiunto, procuratore generale e aggiunto della Cassazione, posti ricoperti da magistrati prossimi alla pensione (se non prorogati). Se il provvedimento
diventerà esecutivo così com`è, assisteremo a diversi paradossi. Un esempio: l`avvocato generale della Cassazione Nello Rossi, classe 1947, compirà 70 anni a maggio dell`anno prossimo e dunque – secondo la legge Renzi del 2014 – dovrebbe andare in pensione; ora, col decreto, può restare fino a dicembre 2017.
IL PROCURATORE di Napoli Giovanni Colangelo, nato nel febbraio del `47, l0 stesso anno di Rossi, deve andare in pensione tra 5 mesi perché non è ai vertici della Cassazione. È verosimile che i magistrati discriminati solleveranno eccezione di incostituzionalità attraverso il Tar. Senza una “sospensiva” – visto che i tempi per il ricorso, l`esame e l`eventuale
bocciatura della Consulta sono lunghi – è probabile che i magistrati ricorrenti vadano, comunque, in pensione alla scadenza naturale e i pochi eletti, da Canzio in giù, restino invece al lavoro almeno fino alla pronuncia della Corte costituzione. Sulla carta c`è anche un`altra possibilità: i prorogati dal decreto legge qualora pensassero che si tratti di una norma incostituzionale
possono rinunciarvi e andare in pensione. Basta volerlo. ANTONELLA MASCALI