IL GIORNALE
Pensioni toghe vip: ira contro il governo
I magistrati si ribellano ai privilegi per pochi. Il procuratore Antimafia: «Incostituzionale»
Roma. La base della magistratura è in rivolta contro la proroga «ristretta» dell’età pensionabile, approvata martedì dal governo.
Ma protesta anche il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Franco Roberti, escluso dal decreto legge: «La proroga – dice al Giornale – serve solo a mantenere ai loro posti in Cassazione il Primo presidente Giovanni Canzio e il Procuratore generale Pasquale Ciccolo, evidentemente ritenuti indispensabili, ed è stata allargata a qualcun altro. Ma mi sembra incostituzionale e auspico che il Parlamento la modifichi in sede di conversione in legge, tornando al regime dei 70 anni più 2 a domanda, chiesto dall’Anm. Fu un’idea sbagliata del governo Renzi quella di non prevedere una gradualità per abbassare da 75 a 70 anni l’età pensionabile. Era necessaria, anche per il Guardasigilli Orlando, per evitare l’improvvisa decapitazione dei vertici della magistratura».
Per la prima volta viene varato un decreto legge che non riguarda tutte le toghe, ma ne «salva» solo una quarantina. Alti magistrati di Cassazione, Consiglio di Stato, Corte dei conti e Avvocatura dello Stato sotto i 72 anni, che sarebbero andati in pensione il prossimo dicembre. Tutti gli altri, via.
Roberti, che compie 70 anni a novembre 2017 guadagna solo un mese e deve fermarsi al primo quadriennio alla Dna, mentre avrebbe potuto farne un altro. Dovranno lasciare i loro posti circa 150 magistrati ai vertici, dal capo della Procura di Napoli Colangelo, fino al presidente della Corte d’Appello di Venezia Mazzeo. «Sono esclusi uffici delicatissimi ed esposti in prima linea – sottolinea il giudice napoletano Antonio Lepre di Magistratura indipendente – quelli che amministrano la giustizia quotidiana, più vicina al cittadino».
Una norma «ad personas», sottolineano le toghe. E già si prevede un fiume di ricorsi amministrativi e alla Corte costituzionale, per «disparità di trattamento». Ora i magistrati puntano ad ottenere una modifica del testo dal Parlamento, in sede di conversione in legge e anche le opposizioni, da Fi a M5S, contestano il dl.
«È un grave vulnus costituzionale», afferma la giunta unitaria dell’Anm, che considera «inaccettabile» il decreto perché distingue tra «magistrati di serie A e magistrati di serie B». Alzano la voce tutte le correnti, dalla moderata Magistratura indipendente contro «provvedimenti speciali che non risolvono i problemi della giustizia», ad Area di sinistra, che chiede all’Anm di proclamare lo stato d’agitazione. «È vero che in Cassazione – dice al Giornale il segretario di Unità per la Costituzione Roberto Carrelli Palombi – sarebbero andati in pensione quasi tutti i presidenti di sezione, ma non è così che si risolve il problema».
C’è grande fermento anche al Csm, ai cui vertici siedono proprio Canzio e Ciccolo. Aldo Morgigni, togato di Autonomia e Indipendenza (gruppo guidato dal numero uno dell’Anm Davigo), chiede al comitato di presidenza di aprire una pratica sulla proroga. «La disposizione – scrive – incide in primo luogo sulla composizione prevista dalla Costituzione per il Csm per quanto riguarda i componenti di diritto ma, a differenza delle altre norme di identico tenore emanate negli anni 2014 e 2015, non è relativa alla generalità dei magistrati in servizio, ma solo a una ristretta platea di magistrati con funzioni direttive, nominalmente individuabili». A Palazzo de’ Marescialli, la Sesta commissione dovrà comunque dare un parere sul disegno di legge di conversione, che si prevede critico. E la Quinta commissione si trova nell’inedita posizione di dover revocare parzialmente la delibera che ha approvato a luglio per coprire 6 mesi prima i posti che sarebbero risultati scoperti, per i quali le domande possono essere presentate dal primo al 30 settembre. Anna Maria Greco