QUOTIDIANO NAZIONALE
Divorzio breve, boom di cause tra coppie over 65
Un anno fa la nuova legge. Addii in crescita del 30 per cento
Roma, 20 aprile 2016 – Gli italiani vanno a nozze con il divorzio breve. A un anno dall’approvazione della legge 55/2015, che ha dimezzato i tempi per potersi dire addio – ora bastano sei mesi dalla separazione consensuale e dodici da quella giudiziale contro il triennio previsto dalla normativa precedente, datata 1987 –, le stime dell’Associazione avvocati matrimonialisti parlano di un 30% in più di procedimenti di scioglimento delle nozze o, nell’ipotesi di matrimonio in chiesa, di estinzione degli effetti civili. Il trend non fa particolare distinguo tra nord, centro e sud Italia, fermo restando che nel Meridione, vuoi per motivazioni religiose, vuoi per considerazioni legate alla tradizione, si è più restii a rompere con il proprio coniuge. Un dato su tutti: a fronte di mille matrimoni, al Settentrione si registrano 400 separazioni, quasi la metà, al sud ci si ferma a quota 200.
IL BOOM del divorzio breve interessa, e non poco, gli over 65, se è vero che sono loro – maschietti in testa – a intentare, complice il dimezzamento dei tempi di attesa, il 25/30 per cento delle cause di divorzio, anche se quest’ultime complessivamente restano ancora appannaggio in prevalenza della fascia di età tra i 40 e i 45 anni. A decretare il successo della legge 55/2015 è senz’altro la sua retroattività, che ha permesso a coppie separatesi prima dell’entrata in vigore del provvedimento di accelerare i tempi. Con buona pace dei tribunali delle grandi città, da Roma a Torino, che stanno risentendo di un fisiologico incremento della mole di lavoro, in buona parte, però, mitigato dal ricorso diffuso al divorzio facile.
DI CHE si tratta? Di una normativa risalente a due anni fa che ha introdotto la negoziazione assistita fra i coniugi, cioè la possibilità per le coppie, che sono d’accordo sulle clausole di separazione o di divorzio, di chiudere la pratica siglando un accordo, previo espletamento di un tentativo di riconcilazione, su casa, soldi e mantenimento dei figli direttamente nello studio legale dei propri difensori, bypassando così le aule di tribunale.
NON SOLO, il divorzio facile si può ottenere anche rivolgendosi al Comune, nella persona di un ufficiale di stato civile. In questo caso il costo è davvero minimo: 16 euro a pratica, 32 se prima si deve archiviare il capitolo separazione. Va detto, comunque, che le condizioni per accedere a questo istituto sono abbastanza restrittive. La coppia non deve avere figli minori a carico, né patrimoni ingenti in comune. Tradotto, per l’Associazione avvocati matrimonialisti si tratta di norme applicabili «a una fetta marginale della popolazione».
CHISSÀ se sono d’accordo anche i Comuni. A Bologna l’agenda è già piena fino a novembre. I numeri mostrano che, mentre in tutto il 2015 sono state concluse, in base alla nuova legge, 81 separazioni e 174 divorzi, nei primi tre mesi di quest’anno si è già arrivati a 25 separazioni e 55 divorzi. I numeri, quindi, stanno crescendo costantemente e il trend non sembra destinato a invertirsi. Attualmente viene dedicato un giorno solo al disbrigo delle richieste, ma evidentemente bisognerà aggiungerne altri, con tutte le conseguenze che questo comporta in termini di organici.
E SE SOTTO le Due Torri si arranca, non va meglio a Genova o in altre città del nord Italia a dimostrazione dell’intasamento della Pubblica amministrazione. Risultato? Si spenderà meno, si eviterà il tribunale, ma quanto al tempo… Il problema esce dalla porta e rientra dalla finestra. E lo chiamano divorzio facile. GIOVANNI PANETTIERE