CORRIERE ADRIATICO
In Italia il divorzio breve funziona
«Diecimila cause civili in meno»
ROMA – Le statistiche non sono ancora definitive ma il dato c’è. Nel 2015, secondo le prime stime del ministero della Giustizia, sono stati 10mila gli accordi di separazione e divorzio tramite negoziazione assistita. E nei primi tre mesi di quest’anno, si sarebbe registrato un ulteriore aumento. Dopo l’approvazione della legge 55/2015 che ha introdotto il cosiddetto divorzio breve, dunque, si misurano i primi effetti, almeno burocratici. L’aumento di accordi, infatti, non comporta che a crescere siano state pure le richieste di separazione, ma accerta che si siano ridotte le cause, con conseguente alleggerimento per il tribunale.
Nel 2014 le iscrizioni totali per separazioni e divorzi erano state 173.095. L’anno successivo sono scese a 159.399. Complessivamente le iscrizioni per le separazioni sono diminuite del 14,5%, passando da 108.405 a 93.960, e le consensuali sono calate del 19,1%, scendendo da 68.096 a 56.002. Tanto in disaccordo da separarsi, le coppie italiane sarebbero d’accordo su un punto: meglio rompere da soli. E, in generale, le cause civili, tra 2013 e 2015, sono diminuite del 10%. Insomma, gli italiani, quando possono, preferiscono accordarsi senza che terzi mettano bocca o martelletto. Se la diminuzione di cause è immediatamente riscontrabile, più difficile, in questa fase, è stabilire un nesso tra l’introduzione della nuova legge e il numero di divorzi. Intanto, i matrimonialisti riscontrano un boom di richieste da parte di coppie mature. Anche over 80. Questione di tempi e prospettive. Sveltendo le pratiche, il divorzio breve consente di costruirsi abbastanza rapidamente una seconda vita. O quantomeno di vedere la fine delle procedure, prima eccessivamente lunghe per molti.
IL MATRIMONIALISTA: “I COMUNI SONO TROPPO LENTI”
Avvocato Gassani, come valuta le prime stime sugli accordi per separazioni e divorzi? «Calcolavo almeno il triplo per le negoziazioni assistite, 10mila accordi sono ben poca cosa sul totale di 300mila procedure».
Cosa non ha funzionato? «Molti Comuni non sono attrezzati per il cosiddetto divorzio fai-da-te, ossia senza tribunale o avvocati, che vede le coppie senza figli presentarsi in Comune per sottoscrivere la volontà di separarsi. Basterebbero 32 euro, tra separazione e divorzio, per dire basta, ma in molti Comuni le liste d’attesa sono pure di 4/5 mesi. Si vanifica l’intento della legge di sveltire i tempi. Fatta la norma, occorre fare gli uffici e creare una prassi omogenea».
Il divorzio breve ha fatto aumentare le rotture di coppia, come temevano molti? «Velocizzare le pratiche e renderle più economiche non significa spalancare le porte. Il divorzio breve non rappresenta un attacco all’istituzione della famiglia. Gli italiani, però, hanno cambiato abitudini. Sono aumentate a dismisura le separazioni di coniugi anziani. Il mio libro Vi dichiaro divorziati si apre proprio con la domanda di divorzio di un novantenne». Valeria Arnaldi