DROGHE: Droghe, la Consulta ora sceglie il rigore (Il Mattino)

IL MATTINO

L`ultima sentenza: costituzionale il reato che punisce chi coltiva la cannabis
Droghe, la Consulta ora sceglie il rigore

Una Corte costituzionale dopo l`altra, in direzioni opposte. Ieri la Consulta si è pronunciata, in modo forte e chiaro, sul fatto che la coltivazione di cannabis
è un reato penale, come previsto dall`articolo 73 di una legge del 1990. Sollecitati dalla Corte d`Appello di Brescia, che chiedeva di pronunciarsi sulla fattispecie con la quale classificare la coltivazione di hashish, sanzione amministrativa o penale, i giudici non hanno avuto dubbi, optando per
la seconda possibilità. Con l` enorme delusione di tutto il fronte delle associazioni favorevoli a una completa liberalizzazione della cannabis, che adesso tornano a invocare una nuova legge ad hoc.
Speravano, infatti, che la Corte seguisse il tracciato della sentenza di due anni fa, quando smontò la normativa Fini-Giovanardi e aprì un varco nel quale si inserì la riforma del governo Renzi. Con tre clamorose novità: la distinzione tra droghe leggere e pesanti, la possibilità di detenzione di cannabis per uso personale, l`eliminazione dell`obbligo di arresto per i piccoli spacciatori colti in flagranza. Adesso invece la stessa Corte costituzionale, smentendo di fatto la precedente sentenza, fa un passo indietro e si schiera dalla parte di una linea più rigorosa nel contrasto all`uso di droghe.
Questa contraddizione dei giudici costituzionali è solo la punta di un iceberg di un vero caos, a livello giurisdizionale, sui parametri con i quali vengono giudicati i reati relativi all`uso e al consumo di droghe. Diverse sezioni della Cassazione, per esempio, hanno pronunciato sentenze del tutto opposte una rispetto all`altra: in alcuni casi rigoriste, in altre favorevoli a una sorta di liberalizzazione strisciante. E non a caso la sentenza della Consulta arriva su richiesta di un Tribunale di Appello, perché qui la linea della depenalizzazione
sembra prevalere in modo netto. Al punto che la Corte di Appello di Bari qualche anno fa ha assolto uno spacciatore di cocaina, trovato in possesso di 5.500 dosi pari a quasi 2 chili di polvere bianca, considerando quel
bottino necessario e circoscritto all`uso personale. Tra l`altro il punto sul quale le associazioni favorevoli alla liberalizzazioni speravano di ottenere un risultato favorevole al loro schieramento, non è del tutto infondato.
L`articolo 73 è piuttosto chiaro nel punire chi coltiva, produce o fabbrica sostanze stupefacenti. Ma poiché successivamente, con il decreto del governo Renzi, il reato viene escluso nel caso di uso personale, si può verificare la seguente incongruenza. Chiviene ritrovato con una pianta di cannabis, anche piccola, è sottoposto a un giudizio penale, con appunto il rischio del carcere;
chi invece è colto in possesso della stessa quantità, ma sfusa e già pronta per diventare una «canna», se la cava con una sanzione amministrativa. Qualcosa
non quadra, e andrebbe corretto il doppio binario nel quale i giudici poi si trovano a muoversi, sulla base delle loro opinioni e non più solo della legge, nei vari tribunali italiani.
Il tema della legislazione antidroga sta diventando caldissimo e probabilmente Renzi non vuole riaprire questo dossier p er evitare che emergano le spaccature, tra rigoristi e liberalizzatori, presenti innanzitutto all`interno del suo partito e della maggioranza di governo.
Ma si avvicina una scadenza internazionale, alla quale l`Italia dovrà presentarsi con una posizione univoca: la conferenza dell`Incb (International Narcotics Control Board), l`Agenzia antidroga che fa capo all`Onu, convocata
tra due settimane a Vienna. Qui bisognerà mettere le carte sul tavolo. I governi favorevoli alla liberalizzazione, attualmente in minoranza, proporranno l`abolizione di alcune convenzioni internazionali. Tra queste
proprio quella che vieta la coltivazione della cannabis per uso personale, e la consente soltanto in alcuni casi particolari, come la ricerca o per alcune terapie ospedaliere, e comunque sotto il controllo delle autorità sanitarie.
Se dovesse saltare questo tappo, è chiaro che le porte per una nuova legge di totale liberalizzazione e depenalizzazione delle droghe classificate impropriamente come «leggere» sarebbe spalancata. Con quale posizione si presenterà a Vienna il governo Renzi? Chiederà la cancellazione delle convenzioni o sceglierà una strada più conservativa? La sentenza della Corte
Costituzionale di ieri, per il momento, suona come un messaggio alla prudenza e al rigore. Antonio Galdo

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