ITALIA OGGI
Ad accendere la miccia un rapporto del ministero sulla destabilizzazione da parte dei legali
Si infiammano i rapporti tra magistrati e penalisti francesi
Si infiammano i rapporti tra magistrati e avvocati penalisti francesi. Ad accendere la miccia, un rapporto pubblicato lo scorso giugno dal ministero della giustizia sulla protezione dei magistrati. Il documento, dopo aver rilevato che tra aprile 2014 e gennaio 2015 sono stati aperti cinque procedimenti contro associazioni criminali che avevano in progetto attentati contro giudici impegnati contro il crimine organizzato o nell’antiterrorismo della corte d’appello di Parigi, punta il dito contro «l’aumento dei tentativi di destabilizzazione da parte degli avvocati difensori attraverso la presentazione di denunce contro i giudici istruttori o di campagne mediatiche particolarmente violente». Inoltre, il rigore della normativa su sequestro e confisca dei beni criminali incoraggerebbe i legali ad adottare una difesa più aggressiva «con l’evidente obiettivo di turbare il corso normale della giustizia». Pratica ormai largamente diffusa, scrive il rapporto, e influenzata da alcuni grossi studi legali e da una nuova generazione di avvocati che non esitano ad attaccare la magistratura. Il Consiglio nazionale dell’avvocatura francese è insorto ritenendo, in una delibera del 1° luglio, che il rapporto non sia oggettivo. Esso «contesta» e «non può accettare» che il ministero accusi la categoria di agire consapevolmente contro la giustizia. L’associazione degli avvocati penalisti, per bocca del presidente Christian Saint-Palais, pur solidale con i magistrati, ritiene «insopportabile la correlazione di questi con il comportamento degli avvocati. È nostro dovere denunciare i comportamenti contrari alla legge, anche se commessi da giudici. Presentare richieste di nullità o depositare denunce sono atti legali: credono forse i giudici denunciati che i loro colleghi non facciano comunque valere la loro presunzione di innocenza? Pensano di non dover rendere conto del loro operato? Nessuno è immune dal commettere un reato, neanche un giudice».