IL SOLE 24 ORE
Procedure concorsuali. Nell’incontro tra giudici delegati e pm in corso a Venezia i dati sulle esposizioni
Fallimenti, lo Stato tra i «grandi creditori»
A Milano quasi la metà dei debiti è verso fisco ed enti previdenziali
Sab. 21 – Venezia. Molto si discute dei crediti deteriorati delle banche. E il recentissimo decreto legge in discussione al Senato introduce un pacchetto di misure per favorirne il recupero, ma è ancora più grave e allarmante è la situazione del fisco e della previdenza. A fotografarla con una certa brutalità sono i dati dei fallimenti relativi al tribunale sul piano economico più significativo del Paese, quello di Milano.
Le informazioni sono emerse nell’ambito del seminario dei giudici delegati e dei pubblici ministeri in corso a Venezia. Ne risulta una situazione assai critica, dove lo Stato è il vero grande creditore destinato a uscire quasi sempre insoddisfatto. Non va dimenticato infatti che i dati sono relativi ai crediti ammessi al passivo nell’ambito delle procedure fallimentari, per le quali è prassi tristemente accettata che la larghissima parte resti non esaudita.
Ma se per le banche la mancata riscossione del credito è, almeno fino a un certo punto, parte del rischio d’impresa, non altrettanto può dirsi per il creditore pubblico. E allora, nel dettaglio, e in una serie storica, fa una certa impressione dover constatare che a Milano, i debiti verso l’Erario e gli enti previdenziali erano a quota 92 milioni di euro nel 1989 su fallimenti comunque chiusi e nel 2014 sono arrivati a superare il miliardo a procedure aperte. Una progressione inarrestabile, pare, e che certo ha riguardato anche le altre classificazioni del debito.
Concentrandosi sull’ultimo anno abbastanza assestato, il 2013, i debiti verso l’Erario e la previdenza sono quasi la metà dei 4 miliardi totali; un miliardo e duecentomila euro quelli verso le banche. E assai complicata si prefigura, soprattutto per le conseguenze che rischiano di contribuire in maniera determinante all’affossamento di molte imprese, la situazione dei fornitori, con 539 milioni di esposizione nel 2014. Con un’aggravante, ovvia, in più, però: la difficoltà di imprese medie e piccole a fronteggiare l’impatto di chi non paga. Perchè, se è vero che la crisi ha colpito tutti, è altrettanto vero che le conseguenze non sono state le stesse per tutti. Con una situazione di concorrenza sfalsata da parte di chi ha cavalcato in maniera spregiudicata le difficoltà strutturali del sistema.
Dallo spaccato del tribunale di Milano – che, proiettato sull’intero Paese, rischia di essere ancora più inquietante – l’emergenza apre la strada a future possibili soluzioni. Nella direzione di rendere opportuna una qualche forma di emersione tempestiva della crisi prima dell’insolvenza. Anche perchè strumenti come il concordato preventivo si sono prestati da una parte ad abusi, pagando i creditori poco o nulla anche rispetto a quanto previsto, dall’altra si sono rivelati poco incisivi. Basti pensare che un’altra ricerca citata a Venezia, condotta dall’università di Bologna su base nazionale e su circa 900 concordati, fa registrare che oltre l’80% delle società ammesse aveva perso il capitale nei 3 anni precedenti.
Importante è allora, a giudizio dei magistrati, che la delega Rordorf, che una forma di allarme anticipato ha comunque provato a introdurre, possa marciare in maniera più spedita in Parlamento, evitando le tentazioni di stralciarne parti da fare confluire in testi autonomi (nelle ultime ore ha preso corpo una soluzione di questo genere per l’amministrazione straordinaria). Giovanni Negri