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Abolire le commissioni tributarie, ecco il primo passo per la riforma
Nei prossimi giorni sarà creata una commissione tecnica fra i ministeri della Giustizia e dell`Economia. L`ipotesi che il governo sta studiando è spostare la competenza sui ricorsi fiscali verso la giustizia ordinaria. Ma servono più magistrati e nuovi concorsi Il governo studia la riforma della giustizia tributaria. E si prepara a cancellare proprio le commissioni tributarie, alle quali oggi è affidato l`esame di tutte le controversie di natura fiscale. E che nelle ultime settimane sono state al centro di una serie di inchieste per
corruzione, con arresti sia a Roma che a Milano.
Il percorso sarà lungo. Ma il primo passo dovrebbe arrivare a breve con la creazione di una commissione tecnica che vedrà la partecipazione dei ministeri dell`Economia e della Giustizia. La competenza sui ricorsi in materia fiscale dovrebbe essere trasferita alla giustizia ordinaria, probabilmente con la creazione di sezioni specializzate all`interno dei singoli tribunali. Per fare questo, però, sarebbe necessario aumentare gli organici della magistratura con uno o due concorsi aggiuntivi rispetto a quelli programmati. Perché un progetto del genere? Non più giudici onorari Con l`eccezione dei presidenti, le commissioni tributarie sono composte da giudici onorari, cioè non necessariamente magistrati di carriera ma anche funzionari dello Stato, notai, avvocati, commercialisti e – solo per le commissioni di primo grado, quelle provinciali – anche da semplici dottori in giurisprudenza o economia e commercio, a patto che si siano laureati da almeno due anni. Il passaggio alla magistratura ordinaria consentirebbe di alzare il livello tecnico, la competenza. E, probabilmente, lo renderebbe meno permeabile a quelle pressioni che hanno portato alle inchieste degli ultimi giorni. Le critiche di Cantone Del tema aveva parlato pochi giorni fa Raffaele Cantone, il presidente dell`Autorità nazionale anti corruzione: «La questione delle
commissioni tributarie – aveva detto – è molto rilevante e grave perché sono affidate in gran parte a una giustizia ordinaria». Di «abolizione necessaria» aveva parlato anche Edmondo Bruti Liberati, ex capo della procura di Milano ed ex presidente dell`Associazione nazionale magistrati. Una posizione espressa, più volte, anche dal presidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini.