FISCO: Abuso di diritto dai confini ridotti (Italia Oggi)

ITALIA OGGI

Abuso di diritto dai confini ridotti

 

L’abuso del diritto scatta solo se l’operazione posta in essere si spiega soltanto con l’intento di ottenere il risparmio fiscale mentre c’è almeno un’alternativa legale per raggiungere lo stesso risultato. Pesano in proposito i criteri indicati dalla legge delega fiscale 23/2014, che ripropone la raccomandazione Ue ad hoc. Ecco allora che è esclusa l’elusione fiscale a carico della società che prima riduce il capitale sociale con distribuzione ai soci e poi emette un prestito obbligazionario sottoscritto dai soci a favore della compagine: spetta soltanto all’impresa, infatti, decidere se finanziarsi con risorse proprie o di terzi. E nella specie gli investimenti promessi ci sono davvero, mentre rivolgersi alle banche sarebbe stato più oneroso. È quanto emerge dalla sentenza 14761/15, pubblicata il 15 luglio dalla sezione tributaria della Cassazione.

Risorse da liberare

Bocciato il ricorso dell’Agenzia delle entrate che contestava l’operazione posta in essere dalla società a ridosso della trasformazione della srl in spa. La prima delibera del cda dispone la riduzione del capitale sociale con distribuzione ai soci. La seconda, a distanza di soli quattro mesi, lancia il prestito obbligazionario a un tasso annuale dell’8,3 per cento. Il fisco riprende a tassazione la detrazione sugli interessi passivi del finanziamento rilevando la sussistenza dell’abuso del diritto. Secondo le Entrate la società ben avrebbe potuto evitare di ridurre il capitale sociale e di aumentarlo subito dopo con la successiva distribuzione e ottenere poi da questi ultimi la stessa somma distribuita con un risultato identico: ciò che cambia, insinua l’amministrazione, è il risparmio d’imposta che scaturisce dagli oneri pagati dalla compagine e portati in detrazione. Ma attenzione: anzitutto una delibera di capitale, avvertono gli “ermellini”, può anche essere funzionale all’esigenza di «liberare» capitali da reinvestire. E in ogni caso le delibere succedutesi nel tempo e adottate dagli organi sociali corrispondono «a specifiche scelte di politica d’impresa rispetto all’organizzazione produttiva»: si tratta insomma di «scelte di mercato e conseguenti piani finanziari». La società riesce poi a dimostrare che chiedere un finanziamento alla banca sarebbe risultato più gravoso. E in ogni caso l’aumento di capitale successivo è deliberato a cavallo della trasformazione della srl in spa per un ammontare ritenuto necessario per il piano di investimenti programmati e poi effettivamente realizzati. Vale dunque il principio secondo cui l’abuso del diritto si configura solo per l’aggiramento «patologico» di norme tributarie.

Contraddittorio necessario

Infine una questione di metodo: la contestazione specifica dell’elusività dell’operazione da parte dell’amministrazione deve avvenire ben prima dell’avviso di accertamento. E ciò perché si impone il contraddittorio con il contribuente e l’atto impositivo deve essere motivato sulla scorta dei chiarimenti forniti. All’Agenzia delle entrate non resta che pagare le spese di giudizio. Dario Ferrara 

 

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