IL SOLE 24 ORE
L’iter parlamentare. Voto di fiducia in mattinata sul provvedimento
Oggi il via libera definitivo del Senato
ROMA. Dopo un esame iperconcentrato arriva al traguardo la conversione del decreto fiscale. L’epilogo era abbastanza scontato visto che il testo è arrivato «blindato» da Montecitorio perchè dovrà garantire 4,6 miliardi per il 2017 da portare in dote ai saldi della manovra di finanza pubblica all’esame della Camera. A chiudere la cassaforte dell’Erario sarà la 61esima fiducia chiesta dal Governo Renzi che sarà votata oggi da Palazzo Madama. L’esame delle commissioni Bilancio e Finanze si è concluso ieri con l’invio del testo del Dl in Aula senza mandato al relatore e accompagnato dalle polemiche delle opposizioni proprio per l’ennesima fiducia chiesta dall’Esecutivo.
Dopo il via libera di oggi del Senato ci sarà da attendere solo la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale» della legge di conversione, che nel passaggio alla Camera ha apportato al testo originario significative modifiche. A cominciare dalla rottamazione delle cartelle di Equitalia. L’estensione ai carichi affidati alla riscossione fino al 31 dicembre 2016 (la versione attualmente in vigore del Dl si “ferma”, infatti, al 2015) consentirà di incassare 1,4 miliardi in più tra il 2017 e il 2018.
A garantire le maggiori risorse attese ci sarà anche la riapertura della voluntary disclosure. Gli emendamenti approvati in prima lettura consentiranno di accedere alla sanatoria sul contante anche a chi ha aderito alla versione «1.0» del rientro dei capitali dall’estero (vale anche il contrario: disclosure su attività estere aperta ora a chi aveva presentato istanza per la sanatoria nazionale). Tra l’altro viene introdotta una presunzione di imponibilità integrale in base alla quale si ritiene, salvo prova contraria, che contanti e valori al portatore derivino da redditi conseguiti, in quote costanti, da condotte di evasione fiscale commesse e quindi da tassare nel 2015 e nei quattro periodi d’imposta precedenti. Modifica che già sta preoccupando e non poco i professionisti che dovranno seguire i dossier dei loro clienti (si veda quanto riportato ieri su queste colonne).
Anche se a creare i maggiori grattacapi a studi e imprese sono i nuovi adempimenti Iva introdotti in chiave antievasione. A regime, infatti, arriveranno otto nuovi obblighi di comunicazione: i quattro invii dei dati analitici delle fatture emesse e inviate (nuovo spesometro) e quattro invii dei dati di liquidazione dell’Iva. I deputati delle commissioni Bilancio e Finanze di Montecitorio hanno provato a delinerare un debutto un po’ più soft. Per quanto riguarda le fatture è stato previsto un invio semestrale per il primo anno da effettuare entro il 25 luglio 2017 e due trimestrali. Inoltre sono state ridotte le sanzioni per omessa o errata trasmissione delle fatture che andranno da 2 a mille euro (con taglio del 50% in caso di correzione entro 15 giorni dalla scadenza). Mentre le sanzioni per omessa, incompleta o infedele comunicazione andranno da 500 a 2mila euro (anche qui ridotte del 50% se la trasmissione avviene nei quindici giorni successivi). Ritocchi che, però, non sono bastati a tranquillizzare i professionisti. I sindacati dei commercialisti hanno, infatti, convocato una manifestazione a Roma il 14 dicembre per indire uno sciopero nella prima parte del 2017. Ma nonostante le aperture di Renzi di lunedì scorso su possibili adeguamenti delle comunicazioni, al momento gli spazi di manovra restano ancorati ai saldi indicati in relazione tecnica e che stimano maggiori entrate per oltre 2 miliardi nel 2017 e ben 4,2 miliardi per il 2018. Per il Fisco si tratterebbe di un vero tesoretto sottratto agli evasori. Marco Mobili Giovanni Parente